Archive for settembre 2015

Subaru Impreza in tuta da corsa diventa WRX

C’è stato un periodo, poco dopo il 2000, in cui la Subaru Impreza era l’assoluta dominatrice del Campionato Mondiale Rally e mieteva un incredibile successo di vendite, perché i fan volevano guidare anche loro la loro beniamina nella sua versione di serie, personalizzata con dettagli da corsa quali il vistoso alettone posteriore o i cerchioni dorati.

L’odierna derivazione diretta di quella Subaru Impreza nella sua declinazione sportiva perde la dicitura Impreza e si chiama semplicemente WRX Sti, continua a circolare, a mietere consensi e ad essere acquistata: la versione ha un aspetto più “gentile”, ma conquista sempre i cuori dei piloti professionisti perché è impreziosita da golosi dettagli racing anche nell’abitacolo: tanto rosso, volante squadrato in basso, pedaliera in alluminio.
Gli esterni poi sono il trionfo della sportività, con una carrozzeria spigolosa e tanta aggressività, data non solo dallo spoilerone posteriore che si è addirittura ingrandito ma anche da un frontale grintoso su cui spicca, oltre alla griglia sotto la calandra, anche quella a metà cofano, indispensabile per la circolazione dell’aria intorno al suo possente motore turbo.

Già, il motore: è il cuore di questa automobile, un 2.5 a benzina 4 cilindri che fa sentire tutto il ruggito dei suoi 300 cavalli specie nella modalità Sport Sharp, e che viene ben assecondato dalla trasmissione rigorosamente manuale regolata, come da desideri della clientela, in maniera estrema. Nessuna vettura di serie vanta simili rapporti!

L’attrazione di questo modello Subaru è indubbia, ed è vero che in tanti la acquistano per usarla come una scattante berlina anche per lunghe traversate autostradali, con l’ausilio del Cruise Control per guidarla in tutto relax. Ma il gusto di fare gli smargiassi, specialmente lasciando al suo posto l’alettone (ne è infatti prevista la rimozione, tramite apposite viti) è assolutamente impagabile!

Jeep Cherokee ha un nuovo motore

Il marchio Jeep, come sappiamo in orbita FCA, è da tempo in serie positiva ed uno di quelli di maggiore successo all’interno del gruppo, risultato questo frutto di alcune scelte particolarmente indovinate che hanno indirizzato verso questo storico marchio numerose immatricolazioni anche sul mercato italiano. Un esempio lampante viene dalla “piccola” di casa, la Renegade, il mini SUV al gusto di crossover prodotto nello stabilimento Fiat di Melfi e che da poco ha superato le 100.000 unità.

Il successo di Jeep si basa in larga parte anche sulle vendite della Cherokee, l’imponente fuoristrada che da sola rappresenta un quarto delle vendite del marchio. Oggi approfondiamo proprio questo modello, da noi già analizzato in occasione del suo totale restyling un paio di anni fa: l’occasione ci è data dall’ampliamento della famiglia dei motori, che di recente è stata completata dal 4 cilindri 2.2, un turbodiesel disponibile in doppia versione da 185 e 200 cavalli.
Un propulsore senza dubbio poderoso, che spinge questa berlinona in maniera vigorosa pur mantenendosi sotto ottimi livelli di silenziosità, e con consumi certo non morigerati ma comunque sorprendenti vista la stazza e la stessa cilindrata, e che consegue quindi tutti i risultati di efficienza per i quali è stato pensato.

Jeep Cherokee con questo nuovo motore e nell’allestimento Limited+, al top della gamma, si configura come scelta riservata naturalmente a portafogli “generosi”, ma non può essere altrimenti per un veicolo come questo, che nella versione citata dispone a bordo di un equipaggiamento di tutto rispetto a partire dall’assemblaggio degli interni che sembra quasi un salotto realizzato ovviamente in materiali di altissima qualità come pelle e plastica morbida al tatto.
La plancia, massiccia come ci si aspetta, accoglie un grande touch screen grazie al quale si gestisce il navigatore integrato e l’intero sistema multimediale, mentre tramite il volante si regolano le opzioni del computer di bordo e del Cruise Control.

Il tutto su una vettura che trasmette un indubbio senso di sicurezza su qualsiasi tipo di strada, grazie alla trazione integrale ed alla possibilità di modulare il tipo di guida per un comfort ottimale.

Mercedes CLA Shooting Brake, per chi ama il bello

La piattaforma Mfa di Mercedes accomuna numerose compatte del marchio: su di essa sono stati sviluppati già quattro modelli di discreto successo, e l’ultima arrivata si chiama CLA Shooting Brake, che con la sua lunga forma affusolata sembra quasi una familiare quanto a spazi, ma che vanta un look estremo.

Al muso, ripreso in toto dalla Classe A, segue un tetto dalla lunga curvatura ed un portellone con vetratura molto spiovente, per una compatta che sa essere molto pratica ma che nasconde un marcato spirito sportivo. Il suo look, seppure ispirato ad un criterio di compattezza, è quello di una primadonna slanciata che va a completare la gamma con il suo design unico.

Ci si accorge della sportività non solo grazie all’aerodinamica inedita ed estrema, ma anche con le motorizzazioni, ed in particolare con quella diesel 2.2 da 177 cavalli, che fa realmente divertire specie quando scelta in abbinamento con il cambio automatico a 7 rapporti: fa il suo dovere sul misto, ma in autostrada si rivela adattissimo anche a lunghe e sobrie traversate nel massimo del comfort.

Gli interni sono infatti curatissimi ed avvolgenti, e beneficiano anche di un ormai irrinunciabile e ricco apparato per l’infotainment, che si gestisce attraverso l’ampio schermo al centro della plancia. Tre gli allestimenti disponibili: Executive, Sport e Premium, in un crescendo di equipaggiamenti che volta per volta inseriscono dettagli di carattere.

In definitiva Mercedes CLA Shooting Brake ha proprio tutto per dare soddisfazione a chi da un’automobile desidera soprattutto la gratificazione del proprio ego!

Il mito Ford Mustang ha raggiunto l’Europa!

Un percorso di avvicinamento molto lungo ha caratterizzato, a partire dal primo annuncio con presentazione nel dicembre del 2013, il lancio della Ford Mustang in Europa. Già lo scorso anno, come potete leggere qui, avevamo parlato di questo progetto: è stato un lungo corteggiamento, come si conviene per una vettura che è essa stessa un’icona di potenza e dinamismo e che fino ad ora era giunta in Italia solo attraverso strade tortuose fatte di reimmatricolazioni dopo importazioni parallele, e battute solo dai veri irriducibili.
Da gennaio questa leggenda su 4 ruote si può ordinare anche nei Ford Store, le selezionatissime concessionarie d’eccellenza – ne esistono 20 in Italia – ed il suo approdo ha qualcosa di davvero epocale.

Ford Mustang non è un’automobile normale, è un mito, un’icona, e porta con sé tutto un bagaglio di emozioni e sensazioni costruite attraverso la sua storia, la sua presenza nel cinema, la continua sua proposizione come modello di un’America affascinante e rustica.
Il dubbio che si tratti solo di una operazione di marketing viene fugato da una semplice considerazione: il progetto di far approdare Mustang sul mercato europeo ha richiesto, dal suo avvio, quattro intensi anni di lavoro per concretizzarsi. Questo perché una muscle car di questo tipo ha necessitato di grandi adattamenti per un mercato che è notoriamente più sofisticato, eppure tutto il lavoro aveva il compito di non stravolgere caratteristiche e personalità di un veicolo dal look unico ed inconfondibile.

La Ford Mustang che sarà distribuita agli automobilisti europei riesce così ad essere molto di più che un testimonial del marketing Made in USA: è un progetto serio, che ha una linea del tutto coerente e fedele a quella originale della quale sono stati solo smussati gli eccessi: Mustang doveva infatti essere resa appetibile anche per un pubblico generalista, dal palato più fine.
L’impegno più gravoso è stato quello di contenere il suo costo senza rinunciare alla sua anima da 8 cilindri. A quanto sembra dalla forbice del listino (36.000-47.000 €) l’obiettivo è stato raggiunto, e l’identità della vettura è stata salvaguardata anche considerata l’aggiunta di numerose tecnologie innovative.

Il lancio commerciale è avvenuto in una data simbolo del calendario a stelle e strisce, il 4 luglio, per accrescere di significati l’evento: è ancora presto per conoscere i reali risultati, ma entro fine anno torneremo sull’argomento per scoprire cosa ha combinato questo mito!

L’ibrido di Toyota Auris continua a piacere

Con il modello Auris ed in particolare con la sua prima generazione, Toyota ha forse per la prima volta nella sua storia conosciuto una battuta di arresto: il veicolo non è piaciuto e non ha riscosso consensi. Del tutto diversi sono stati i risultati della sua seconda generazione, che è stata un eccellente avversario per la Golf, regina del segmento C, con ben 200mila immatricolazioni nella sola Europa.

C’è però un dato statistico relativo alle vendite di Auris che va decisamente in controtendenza rispetto alle consuete abitudini d’acquisto: il 60% di quelle immatricolate in Europa (e addirittura l’85% in Italia!) sono quelle con l’inconfondibile badge “hybrid“, ossia quelle spinte dal doppio motore, a benzina ed elettrico. Un dato sorprendente che galvanizza e premia il marchio che per primo, con la Prius, ha concretamente puntato sulla propulsione elettrica.

Auris
, con l’impennata delle vendite, ha meritato un sostanzioso restyling recentemente approdato nelle concessionarie: la sua tecnica complessiva è stata profondamente rivista, sia per accrescere il comfort di guida per esempio, con un riuscito intervento di insonorizzazione e con la ricalibrazione delle sospensioni e dello sterzo, sia per renderla una vettura ancora più sicura.
Spiccano infatti le telecamere ed i sensori del sistema Safety Sense, che frena per evitare collisioni, avvisa se non si mantiene la carreggiata, e riconosce la segnaletica.
Il tutto spinto, se si vuole essere tradizionalisti e rinunciare all’elettrico, anche dai soli motori diesel D-4D, con cilindrate 1.4 ed 1.6.

L’aerodinamica generale è davvero molto buona, così come la dinamica generale di un modello carico di certezze ed in grado di continuare a sfidare a viso aperto la Golf, e di incutere rispetto nelle altre concorrenti.

Il 2015 è stato anche l’anno di Smart 3.0

In Italia è stata chiamata generazione Smart: una definizione che include tutti coloro che si sono votati alle dimensioni micro di un veicolo che assicura slalom impensabili ed agili negli spazi urbani e metropolitani, ed estrema facilità nel reperire abbastanza spazio per il parcheggio.
Il 2015 è senza dubbio stato l’anno della Smart 3.0, ossia del debutto della terza generazione di questa micro auto nata in collaborazione tra Mercedes e Renault, e che stavolta assume in maniera molto più netta l’aspetto di un’auto vera a tutti gli effetti, pur restando invariabilmente cortissima.

Questa volta è visibile un vero cofano, a creare lo stacco tra il parabrezza ed il muso; ai suoi fianchi i fari si fanno più accattivanti, ed ha un aspetto estetico più “maturo” e meno di rottura.
Le sue caratteristiche di agilità le conosciamo bene… è rimasta la possibilità di fare dietro front nello spazio di una mattonella, se incolonnati in una coda interminabile: quasi 7 metri di diametro di sterzata, e l’inversione ad U è completa!

Smart ha inizialmente debuttato con l’unico motore 3 cilindri con 3 differenti potenze, 60, 70 e 90 cavalli, trascurando tutti coloro che si erano abituati al cambio automatico. Il twitronic da 6 rapporti è un optional che è stato proposto solo in un secondo momento, e solo nella versione da 70 cavalli, ma presto arriverà anche per la versione più potente.

I destinatari sono sempre gli stessi: utenti dalla tasca abbastanza gonfia (costa di più di molte utilitarie di segmento B!) che vogliono muoversi in libertà nel tessuto urbano, sapendo anche di essere al sicuro grazie alla cellula tridion; per loro, Smart ha anche ritoccato gli assali e le sospensioni, aumentando il comfort anche su superfici sconnesse.

La novità è stata il debutto in contemporanea con la versione ForFour, la quattro posti per chi vuole un po’ di spazio in più!

Nuova Ford Focus, le ragioni di un successo mondiale

È una world car consumata e dal devastante impatto su quasi tutti i mercati: parliamo della Ford Focus, che quando non è la più acquistata si piazza comunque sempre sul podio.

Nel corso del 2015 è andata finalmente in circolazione la sua terza generazione, che ha beneficiato di un restyling volto a renderla più “morbida” nelle linee pur con una nuova impostazione generale più aggressiva del suo frontale. La grande “bocca” trapezoidale, ossia la griglia, è sormontata ora da un cofano molto più scolpito: a guardarla “in faccia”, la nuova Focus si presenta inoltre più bassa e larga, e quindi ancor più grintosa!
Non è una vera rivoluzione però, e l’aspetto viene infatti ingentilito dalle numerose cromature volte a stemperare la cattiveria e mantenere l’aspetto rassicurante di world car adatta anche all’uso familiare.

I ritocchi sono stati molto più cospicui sul fronte degli equipaggiamenti, alcuni iper tecnologici come il parcheggio semiautomatico o l’assistenza elettronica anti collisione, ed un controllo elettronico della stabilità – nome in codice Esc – che include una grande novità, un sistema che controlla e previene il rischio di slittamenti e sbandate nei cambi di direzione. Enhanced Transitional Stability, questo il suo nome, e la nuova Ford Focus è in assoluto il primo veicolo in Europa a montare un sistema del genere.

Non poteva mancare nella gamma dei motori il vero gioiello di casa Ford, l’Ecoboost 1.0 da 3 cilindri con Stop&Start: un motore che eroga 100 cavalli pur mantenendosi su consumi medi eccellenti, 21,7 km/litro, ed è già in linea con la normativa Euro6.
Se tanti, in Europa e non solo, scelgono Ford Focus, vi abbiamo appena fornito una serie di motivazioni che ci sembrano più che esplicative!

Peugeot 208 è già bestseller… ma si rilancia!

La crucialità del segmento B è un fattore che tutti i marchi, generalisti e non, hanno ben presente al momento di stabilire le strategie per il presente e per il futuro.
Nel 2012, 3 anni fa, Peugeot si trovava nel punto più difficile della sua storia dal quale ha saputo venire fuori proprio puntando su una vettura diventata simbolo del marchio e pilastro del suo fatturato: si tratta naturalmente di Peugeot 208, una vettura che appartiene proprio al citato segmento B e che in soli 3 anni è stata prodotta in oltre 1 milione di esemplari, rivelandosi autentica bestseller degna ora di una evoluzione/restyling che le ha assicurato un consistente salto di qualità.

Le caratteristiche di maneggevolezza restano invariate per via delle dimensioni contenute, della posizione di guida innovativa e del volante dal diametro ridotto, alcune delle peculiarità che hanno fatto le fortune della prima generazione: ciò su cui è più evidente l’intervento è la qualità percepita del prodotto, perché l’evoluzione della 208 è nata proprio con l’intento di stimolare ancor di più il pubblico verso la scelta delle versioni più equipaggiate.
Il Gruppo PSA infatti intende essere competitivo nel segmento ma non attraverso una politica che porti ad un aggressivo ribasso dei prezzi: dal listino è infatti sparita la cosiddetta entry level, quella per intenderci che viaggiava intorno o poco sotto i 10.000 €, e si parte direttamente con la versione da 12.300 €.

La strategia è molto chiara: si vuole sottolineare l’indole da autovettura prestigiosa di 208, che graficamente ha subito poco più di piccoli ritocchi (dettagli del frontale ad esempio, o i nuovi gruppi ottici posteriori a LED) ma le caratteristiche più importanti si avvertono a bordo ed alla guida: l’Active City Brake, ad esempio, un dispositivo che frena alle basse velocità se “legge” un rischio di collisione, oppure lo schermo touch da 7″.

L’estetica vuole la sua parte, certo, così ecco i cerchi in lega diamantati ma soprattutto l’ampliata palette di tinte per la carrozzeria, tra cui spiccano 2 proposte molto speciali, due colori opachi e realizzati con una vernice di alta qualità altamente materica e resistente ad usura e graffi, ottenuta con uno speciale procedimento industriale che ha permesso di offrirla ad un sovrapprezzo irrisorio.
Due parole infine vanno spese sui motori: Nuova Peugeot 208 si allinea con largo anticipo alla normativa Euro6, e lo fa con due rivoluzionarie famiglie di propulsori. Il benzina 1.2 3 cilindri è il nuovissimo Turbo, mentre il diesel è il super risparmioso BlueHDi, in versioni da 75, 100 o 120 cavalli: un motore che ha già dimostrato caratteristiche uniche e da record sia in fatto di consumi che di emissioni!

Chiudiamo con le speciali versioni sportive: Peugeot rafforza il suo messaggio ad una fascia medio-superiore di clienti affiancando all’apprezzata 208 GTi anche l’allestimento By Peugeot Sport, previsto proprio per settembre. 208 cavalli ed una serie di dispositivi e componenti derivati direttamente dal mondo racing, tra i quali il differenziale autobloccante ed i freni da competizione, al pari delle sospensioni.

Un miglioramento, ci sentiamo di dire, perfettamente riuscito e che accresce la credibilità del marchio del Leone: con la Nuova 208, Peugeot si posiziona in maniera autorevole tra i giganti del segmento B!

Nissan Pulsar è l’erede della tradizione del marchio

Negli ultimi tempi Nissan ci ha abituati a veicoli abbastanza eccentrici o comunque distanti dagli standard stilistici più tradizionali: pensiamo a modelli come Juke o Qashqai, che hanno inaugurato la moda ed il segmento dei crossover, ed il cui successo ha fatto sì che per un po’ il marchio giapponese abbia trascurato il segmento C, complice anche il pensionamento di Nissan Almera.

È però arrivato il momento di tenere in considerazione anche la tradizione, motivo per cui è nata Nissan Pulsar, erede diretta delle ultime due volumi familiari del marchio, con un frontale “rassicurante” che richiama qualcosa di già visto, ma adeguato ai tempi. Pulsar non vuole essere alla moda o trendy, ma vuole infondere sicurezza con il messaggio “Ehi, siamo sempre Nissan!“, e lo fa proponendosi con l’apprezzato motore dCi 1.5, il diesel che ha fatto negli ultimi 14 anni (con le opportune revisioni) le fortune della casa nipponica: solido, robusto e parsimonioso, questo diesel mantiene le promesse dei 20 km con 1 litro, ed arriva addirittura a 30 se ci si mantiene sui 90 all’ora, ma soprattutto è al tempo stesso capace di spunti molto brillanti ed è estremamente silenzioso. Montato sulla Pulsar le conferisce un generale senso di estrema affidabilità, specialmente per grandi percorrenze!

Nella gamma c’è anche il benzina, ma anche in questa versione la Pulsar non è certo una low-cost, visto che l’allestimento base si aggira sui 18.000 €: del resto, è un’auto che privilegia comfort e comodità, e con il suo passo lungo ne offre davvero in abbondanza anche a bordo, andando ad inserirsi nel novero delle numerose rivali della Golf in buona compagnia di Opel Astra o Ford Focus, per citarne solo un paio.

Opel Karl piace per stile e comfort

Cosa si sono messi in testa alla Opel, di inserire l’intero albero genealogico nella nomenclatura della gamma? La domanda sembra lecita, perché alla futuristica Opel Adam ha da qualche tempo fatto seguito la Opel Karl: la prima prendeva il nome dal fondatore, mentre la seconda da uno dei suoi 5 figli, ed è da alcune settimane disponibile dopo aver rimpiazzato l’Agila.

Si tratta di una strategia ben precisa che, pur proponendo modelli altamente tecnologici e dal design realmente poco convenzionale, vuol mantenere per loro una dimensione familiare per dimostrare che sono davvero rivolte a tutti.

Opel Karl è una versatile utilitaria che di spartano non ha nulla: le sue dotazioni tecnologiche non hanno nulla da invidiare a modelli dalla stazza (e dal costo!) ben maggiore, perché includono ad esempio Hill Assist, ovvero l’assistenza per partenze in salita, ed anche i sensori che indicano se si sta mantenendo la carreggiata. Non poteva poi mancare il Cruise Control, oltre ad una spiccata attitudine all’infotainment di bordo, ma due vere chicche sono lo sterzo che si “ammorbidisce” in caso di manovre troppo impegnative, ed il dispositivo che permette di riscaldare i sedili in caso di freddo intenso.
A quanto pare anche in casa Opel hanno compreso che le utilitarie non sono più, per il pubblico, sinonimo di “rinuncia”, ma anzi per piacere devono avere a bordo equipaggiamenti adeguati al desiderio di comfort.

Questa city car di Opel sembra quasi essere pensata su misura per un mercato come quello italiano, nel quale storicamente le piccole hanno un ruolo di primo piano. Le sue dimensioni compatte, appena 3,68 metri di lunghezza, la rendono molto appetibile specie in abbinamento con il peso ridotto, inferiore alla tonnellata, il che la rende molto agile e maneggevole. A ciò si aggiunge un motore 1.0 da 3 cilindri che sorprende per lo scatto, grazie ai 75 cavalli erogati, ma fa davvero sorridere in fatto di consumi e di emissioni: si tratta dell’unico motore proposto, anche se è stata già annunciata la versione GPL, divenuta ormai prassi specie per le piccole.

Opel Karl ci piace davvero molto, anche per l’eleganza della sua linea, la cura dei dettagli ed il buon comfort generale, non solo di guida ma anche di bordo!