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Prescrizione del bollo auto, tempi e modalità di ricorso

Qualsiasi automobilista conosce bene il bollo auto, una imposta dovuta con cadenza annuale e da pagare con puntualità per non incorrere in sanzioni e interessi.
Alla base di questa scadenza, e di un eventuale ricorso da presentare per il mancato pagamento contestato, ci sono tre informazioni di base da conoscere:

1)      L’imposta di possesso va versata entro la fine del mese successivo a quello della scadenza: giusto per fare un esempio, se il tuo bollo auto scade nel mese di aprile, hai tempo fino al 31 maggio per pagarlo ed essere in regola.

2)      I tempi di prescrizione, ossia il lasso di tempo che Regioni ed Agenzia delle Entrate hanno a disposizione per riscuotere la somma dovuta, sono ridotti a differenza di altre cartelle esattoriali o imposte a soli 3 anni, e questa informazione è preziosa anche per sapere per quanto tempo va conservata la ricevuta di pagamento del bollo auto.

3)      L’ultima informazione utile riguarda l’eventuale ricorso nel caso si riceva una contestazione di mancato pagamento. Il termine della prescrizione infatti va conteggiato a partire dal 1 gennaio dell’anno successivo alla scadenza, e non dal giorno ultimo utile per pagare l’imposta. Capiamoci meglio: se il tuo bollo auto scade ad aprile del 2021, la prescrizione ed i suoi termini inizieranno a partire dal 1 gennaio 2022 e gli enti preposti avranno tempo fino al 31 dicembre 2024 per esigere quanto dovuto in caso di controlli.

I tempi e la scadenza della prescrizione bollo auto

È fondamentale conoscere questi tempi di prescrizione del bollo auto ma anche le modalità per presentare un eventuale ricorso, che non sono automatiche come ci si potrebbe attendere. Se l’Agenzia delle Entrate ti invia la raccomandata con la quale reclama il pagamento, e ti rendi conto che questa richiesta di messa in regola ti arriva oltre il triennio consentito, non puoi purtroppo ignorarla perché l’annullamento per prescrizione non è automatico ma richiede che tu presenti un regolare ricorso.
Possono infatti capitare sviste o errori, nessuno ne è esente, e potresti vederti recapitare una cartella di pagamento nonostante tu sia in regola, oppure potrebbero essere stati commessi degli errori nel conteggio delle tempistiche.

Quali sanzioni ci sono per il mancato pagamento del bollo auto?

Il problema vero è che le sanzioni tendono a crescere con il trascorrere del tempo dalla data di scadenza, per cui se sai di essere in regola devi assolutamente presentare quanto prima il tuo ricorso.
Parliamo di queste cifre:

0,1% del bollo auto per ciascun giorno di ritardo se il proprietario del veicolo paga nei primi 14 giorni;

1,5% del bollo auto, più interessi di mora pari allo 0,2% per ogni giorno di ritardo, se si paga dal 15esimo al 30esimo giorno;

1,67% del bollo auto, più interessi di mora pari allo 0,2% per ogni giorno di ritardo, se lo si paga dal 31esimo al 90esimo;

3,75% dell’importo più interessi di mora pari allo 0,2% per ogni giorno di ritardo, se il pagamento avviene tra il 91esimo giorno e 1 anno;

– addirittura il 30% dell’imposta, a cui aggiungere gli interessi dello 0,5% per ogni 6 mesi di ritardo, se il pagamento avviene dopo 1 anno, perché in questo caso non viene più preso in considerazione il ravvedimento operoso.

Prescrizione bollo auto, come fare ricorso

Se sono scaduti i 3 anni di tempo per la sua riscossione puoi considerare prescritto il bollo auto, ma se ricevi la cartella di pagamento sei comunque obbligato a presentare il tuo ricorso. Vediamo insieme le sue modalità.
In primo luogo devi rivolgerti alla Commissione Tributaria Provinciale, ed hai 60 giorni di tempo per farlo dopo l’avvenuta notifica. Anche se la procedura deve essere effettuata in maniera scrupolosa e senza commettere leggerezze o distrazioni, l’aspetto positivo è che puoi compierla in totale autonomia e sensa l’assistenza di un avvocato, di un commercialista o di un tributarista.

L’esito del tuo ricorso è infatti strettamente legato alla correttezza formale della procedura, perché tale ricorso va preceduto dalla richiesta di mediazione tributaria, trasmettendo l’atto all’ente che ti ha contestato il mancato pagamento: il rischio è altrimenti quello di vedersi rigettare il ricorso, mentre con questa richiesta di mediazione ci sono 90 giorni per rimediare all’errore da parte dell’ente.

Il ricorso in autotutela per la prescrizione bollo auto

Invece di avviare questa procedura giudiziaria che in effetti è un po’ macchinosa, l’automobilista ha una strada più agevole da percorrere, quella del ricorso in autotutela per prescrizione del bollo auto.
Si tratta di un iter semplificato perché è una richiesta di annullamento della cartella, motivata dai termini decaduti, da inviare all’Agenzia delle Entrate oppure alla Regione, e la si può trasmettere tramite posta raccomandata con ricevuta di ritorno oppure tramite PEC.
Da quel momento si devono attendere 30 giorni per l’esito, ma ecco perché è importante effettuarlo subito, proprio per non dover procedere con la modalità descritta in precedenza.

Scooter per disabili, cosa c’è da sapere

La mobilità e l’autonomia negli spostamenti, per chi soffra di difficoltà nella deambulazione, sono tutt’uno con la qualità della vita e ne sono parte integrante. Riconquistare indipendenza significa ritrovare la libertà di andare ovunque si desideri, dimostrando così di possedere un’indole caparbia ed imprimendo la svolta al proprio stile di vita.

Se siete afflitti da problemi di questo tipo, magari per gli acciacchi dovuti all’avanzare dell’età oppure a causa di una disabilità permanente che limita il vostro raggio d’azione, non provate minimamente a lasciarvi vincere dallo sconforto. Esistono strumenti di libertà come gli scooter per disabili, veri e propri veicoli configurati per gli spostamenti urbani, che sarebbe da sciocchi considerare dei giocattoli o dei beni di lusso rivolti solo ai più benestanti.
Il loro ruolo infatti è cruciale nel ritrovare un benessere psicofisico che nessun altro strumento può garantire in quanto sono ausili per la mobilità semplici da usare e che non hanno bisogno di patente o di casco e che sono esenti da bollo, perché sono equiparati a una normale bicicletta.

Le ridotte capacità motorie vengono così aggirate con dei mezzi che garantiscono piena libertà di movimento e in massima sicurezza, perché si tratta di veicoli leggeri e maneggevoli ma dalle potenzialità infinite. In questo nostro articolo di qualche tempo fa abbiamo già proposto una miniguida per orientarsi nella scelta del modello più idoneo: conviene di certo dargli uno sguardo!

Agevolazioni sugli scooter per disabili

Abbiamo accennato nel precedente paragrafo al concetto di lusso che questi dispositivi potrebbero suggerire, tuttavia non c’è nulla di più sbagliato. Per quanto infatti i prezzi degli scooter per disabili possano essere anche abbastanza elevati e superare, nel caso dei modelli più avanzati, anche i 2.000 €, c’è una serie di benefici ed incentivi economici ed agevolazioni fiscali che si accompagna al loro acquisto. È sufficiente essere in possesso del riconoscimento dell’handicap ed invalidità per accedere agli sgravi stabiliti dalla legge 104, a partire dall’IVA agevolata al 4% anziché al 22%.

Inoltre, la spesa sostenuta può essere portata in detrazione IRPEF quando si effettua la dichiarazione dei redditi, per un importo pari al 19% della cifra.
Come si può intuire, quindi, questi scooter per disabili migliorano la qualità della vita e ne permettono uno stile diverso e più dinamico, rendendo indipendente chiunque abbia una ridotta capacità motoria, ed il tutto a cifre pienamente accessibili soprattutto in considerazione della possibilità di dilazionare il pagamento, offerta ormai da tutti i produttori e rivenditori.

Incentivi Auto 2021, una guida completa

Anche per il 2021 la Legge di Bilancio ha confermato gli incentivi per l’acquisto di auto nuove. Un mercato fortemente intaccato dalla pandemia da coronavirus, e che ha subito una consistente contrazione, riceve così un nuovo impulso e nuovi fondi per stimolare l’acquisto di veicoli.

In questo nostro articolo ti daremo una panoramica sugli Ecobonus auto 2021, con tutte le informazioni utili per accedere, gli importi e le modalità di erogazione.

Il via libera ha soddisfatto non solo gli automobilisti che attendevano lo sblocco di nuovi fondi, ma anche la filiera dell’auto così duramente colpita e che ha ottenuto una ridefinizione della logica del bonus.
Il nuovo testo della legge è funzionale allo svecchiamento del parco auto circolante ma va finalmente ad includere anche alcune categorie di veicoli fino ad ora non prese in considerazione. L’obiettivo dichiarato è, accanto alla rimessa in moto di un comparto cruciale dell’industria e dell’economia, anche l’abbassamento delle emissioni.

Di conseguenza la logica di questo bonus va a ricomprendere anche i veicoli a benzina e diesel, che siano anche mild o full hybrid, purché i livelli di emissioni di CO2 siano inferiori a 135 g/km, ed in quest’ultimo caso la condizione è però quella di rottamare una vecchia auto.

Quanti fondi ci sono per gli Ecobonus 2021?

Complessivamente saranno 490 milioni a disposizione degli italiani per questo rinnovo dell’Ecobonus 2021 sulle automobili, ripartiti in 250 milioni destinati al sostegno per l’acquisto di auto con motori diesel o benzina (anche termici al 100%, oppure mild e full hybrid) mentre per l’acquisto di auto elettriche sono stati stanziati 120 milioni di euro che si aggiungono agli altrettanti previsti come fondi per le ibride ricaricabili esclusivamente a batteria.

Chi può beneficiare dell’Ecobonus 2021?

Il requisito basilare è acquistare un veicolo che sia olologato come M1, ossia come autovettura, naturalmente nuovo di fabbrica.
Faranno fede, per la determinazione e la distribuzione delle 3 fasce, i dati relativi al protocollo WLTP (in questo articolo abbiamo spiegato di cosa si tratta).

Quali sono le fasce degli Ecobonus 2021?

I veicoli da acquistare beneficiando degli Ecobonus 2021 sono stati suddivisi in 3 fasce. Le prime due sono rimaste sostanzialmente invariate, e le riepiloghiamo qui:

  • veicoli con emissioni tra 0-20 g/km hanno accesso a 10.000 € complessivi, composti da 8.000 € di incentivo statale + 2.000 € di contributo fornito dai concessionari in caso di rottamazione, mentre senza questa procedura il bonus ammonta a 6.000 €;
  • veicoli con emissioni comprese tra 21 e 60 g/km, che beneficiano in tutto di 6.500 € di bonus con rottamazione oppure di 3.500 € se non si ha un veicolo da rottamare.

È la terza fascia a rappresentare la grande ed apprezzata novità, perché include negli incentivi quei veicoli che hanno emissioni tra 61 e 135 g/km, un consistente ampliamento che coinvolgerà molti più modelli di vetture anche se sono stati stabiliti dei requisiti molto precisi per ottenere questo bonus, pari in totale a 3.500 €.

Ecobonus 2021 per auto a benzina o diesel

È tassativo, per questa terza fascia, rottamare una vecchia auto che sia stata immatricolata prima del 1° gennaio 2021, e sono ricompresi solo i veicoli con un costo di listino massimo di 40mila euro+iva.

Inoltre, mentre per le prime due fasce la scadenza è stata fissata al 31 dicembre 2021, per questa terza fascia di auto tra 61 e 135 g/km di emissioni la scadenza è stata anticipata al 30 giugno 2021, il tutto ovviamente salvo esaurimento dei fondi disponibili.

Questa rimodulazione del sostegno spingerà di certo il mercato delle auto a basso impatto ambientale, allargando il bacino di utenza che potrà accedere agli inventivi statali.

Bollo auto: per quanto tempo conservare la ricevuta del pagamento?

A meno che un automobilista e la sua auto non rientrino in specifiche categorie di esenzione, è obbligatorio ogni anno il pagamento del bollo auto, con importi stabiliti in base a specifiche tabelle che non dipendono in nessun modo né da quanti chilometri si percorrono né dall’eventuale mancato uso del veicolo.

È sufficiente il possesso dell’automobile per dover pagare questa imposta, che deve essere corrisposta alla regione di appartenenza in base alla destinazione d’uso del veicolo ed ai suoi dati tecnici quali peso, portata e potenza.
Per il mancato pagamento ci sono delle specifiche sanzioni e degli interessi di mora che crescono in base al ritardo accumulato, e l’onere della prova dell’avvenuto pagamento spetta solo ed esclusivamente al proprietario dell’auto. Ci vogliono dei documenti scritti che siano incontestabili, ovvero la ricevuta dell’avvenuto pagamento del bollo auto.

L’automobilista che abbia regolarmente versato il tributo dovuto è tenuto a dimostrarlo in caso di controlli o di errate segnalazioni da parte degli enti preposti, per cui deve conservare la sua ricevuta in qualsiasi modo l’abbia ottenuta.

Tempi di conservazione ricevuta bollo auto

Regione ed Agenzia delle Entrate possono sempre compiere degli errori, e di conseguenza l’abitudine di conservare con cura tutte le ricevute dei pagamenti effettuati si rivela preziosa ed in alcuni casi può mettere al riparo da fastidiosi grattacapi.
A tutela dell’automobilista c’è un limite temporale oltre il quale Regione ed Agenzia delle Entrate non possono spingersi nei confronti dei pagamenti pregressi, e tale limite è fissato in 3 anni ma con un termine che decorre a partire dal 1 gennaio dell’anno successivo a quello della scadenza del bollo dovuto.
Per questo lasso di tempo l’automobilista è tenuto a conservare la ricevuta o l’attestazione di avvenuto pagamento, in qualsiasi modo lo abbia effettuato.

Come si paga il bollo auto

Le strade in questo senso sono molteplici, dalle tabaccherie abilitate agli sportelli o bancomat degli istituti di credito fino a quelli di Poste Italiane o altri canali relativi ai pagamenti pagoPA indirizzati alle pubbliche amministrazioni per finire con le agenzie di pratiche automobilistiche.
Anche le modalità di pagamento online, persino quelle collegate alla domiciliazione bancaria, consentono infatti di ricevere un documento da esibire in caso di verifiche. L’automobilista non è però tenuto a conservare tale ricevuta all’interno dell’auto, né ad esibirla ai controlli delle forze dell’ordine o a esporla.

Per il bollo auto la prescrizione è ridotta

Nel panorama fiscale italiano quello del bollo auto costituisce un’eccezione in quanto a tempi di prescrizione, perché questi scattano dopo soli 3 anni invece dei canonici 5 che riguardano gli altri tributi o documenti quali bollette, utenze, multe, dichiarazione dei redditi.

Se però a seguito di controlli non si è in grado di dimostrare l’avvenuto pagamento, il rischio è di incorrere in pesanti sanzioni o in procedure di riscossione del credito che includono anche il fermo amministrativo del veicolo con conseguente impossibilità di circolare, fino a giungere nei casi più estremi a radiazione o pignoramento.

Come usare al meglio il climatizzatore auto

L’impianto di climatizzazione nelle auto di ultima generazione è molto di più di un semplice optional o di un lusso. È stata infatti riconosciuta da tutte le case automobilistiche la sua valenza come strumento di sicurezza, oltre che di comfort e benessere per tutti gli occupanti del veicolo.

Guidare in condizioni di temperature elevate può infatti compromettere l’attenzione di chi è alla guida generando sonnolenza, mentre un impianto di climatizzazione se correttamente sfruttato e al meglio della sua efficienza aiuta a mantenere elevata la soglia dell’attenzione perché riduce in maniera sensibile la sensazioni di affaticamento.

Guidare in condizioni meteo avverse, invece, come in caso di pioggia o di forte umidità esterna, favorisce la condensa sui vetri e sul parabrezza ed il loro conseguente appannamento. Questa riduzione della visibilità, molto pericolosa sia in orari diurni che notturni, viene evitata con le apposite impostazioni del climatizzatore.

In aggiunta, questo strumento contribuisce al comfort dei passeggeri perché mantiene l’aria dell’abitacolo salubre e libera da pollini o polveri provenienti dall’esterno, il tutto naturalmente a patto di procedere ad una periodica manutenzione degli appositi filtri.

Trucchi per la climatizzazione dell’auto

Per beneficiare al meglio di tutti i vantaggi di un impianto di climatizzazione auto ci sono alcune semplici accortezze che non tutti gli automobilisti conoscono, i quali spesso non sfruttano nella loro reale efficacia tutte le funzioni.
Vediamo insieme alcuni dei trucchi basilari per ottenere il meglio dal climatizzatore auto.

Alla partenza, specie se l’auto si trova sotto il sole, vanno aperti tutti i finestrini anche solo per un minuto per lasciare uscire velocemente l’aria calda dall’abitacolo. Il climatizzatore va attivato in modalità automatica su una temperatura di 20/23° con l’accorgimento di attivare almeno nella fase iniziale del viaggio il ricircolo, perché ciò accelera l’abbassamento della temperatura in quanto l’impianto è messo nelle condizioni di “rielaborare” aria già fredda e non quella esterna più calda.
Dopo aver percorso qualche chilometro sarà possibile disattivare il ricircolo, così da lasciar entrare aria nuova, a meno che non ci si trovi in aree a forte inquinamento.

È poi buona norma, per evitare dannosi sbalzi di temperatura all’uscita dal veicolo, iniziare ad alzare gradualmente quella dell’abitacolo poco prima di giungere a destinazione. In questo modo si minimizzerà l’impatto al momento della transizione, specialmente nei giorni più caldi.

Un altro trucchetto che in pochi conoscono e mettono in atto riguarda l’orientamento delle griglie dei bocchettoni di uscita dell’aria.
Molti fanno l’errore di tenere il flusso alla propria altezza o ancora peggio di indirizzarlo direttamente sulle persone o sul volto: nulla di più scorretto!
In questo viene in aiuto la fisica: l’aria fredda è più pesante dell’aria calda, per cui le griglie vanno puntate verso l’alto. Sarà il peso stesso differente dell’aria a generare il movimento di convezione utile a mantenere l’abitacolo fresco.

A questi accorgimenti aggiungiamo l’ultimo, forse il più importante di tutti: la manutenzione ed il regolare controllo dell’impianto di climatizzazione auto sono operazioni da compiere con cadenza periodica e senza deroghe, e sempre presso centri autorizzati. L’ideale sarebbe rivolgersi a quelli della rete ufficiale di assistenza di ciascun singolo marchio, perché sono gli unici a conoscere i giusti piani di manutenzione dell’auto e a possedere tecnologie e procedure più indicate per un perfetto intervento.

Questi semplici consigli sono validi per tutto l’anno, ma mantenere il sistema di climatizzazione auto in buone condizioni permette di sfruttarlo con ancora maggiori vantaggi durante i mesi estivi.

Perché conviene il noleggio auto a lungo termine

Noleggiare un’automobile per un periodo di tempo medio-lungo, indicativamente dai 12 ai 24 mesi, è una possibilità che fino a qualche tempo fa era riservata alle sole aziende e ai professionisti in possesso di partita IVA.
Negli ultimi anni però questa modalità di fruizione dell’auto è stata estesa anche ai privati, con delle formule di noleggio auto a lungo termine in grado di soddisfare anche le esigenze di chi non fa dell’auto soltanto uno strumento di lavoro.

Questa modalità si è rivelata vincente ed apprezzata, con un numero di immatricolazioni dedicate a questo specifico canale in continua ascesa ed una quota di mercato divenuta anno dopo anno più consistente.

Vogliamo evidenziare nel dettaglio i reali vantaggi del noleggio auto a lungo termine sia per le partite IVA che per i privati.

Come funziona il noleggio a lungo termine

Il meccanismo del noleggio auto a lungo termine prevede che l’auto venga acquistata dal locatore, che può anche essere una Concessionaria, la quale a sua volta ne concede l’uso al driver o cliente a fronte della corresponsione di un canone mensile di locazione. Molto spesso è anche prevista la possibilità di personalizzare il veicolo esattamente come avviene con l’acquisto, e il canone di noleggio include tutta una serie di servizi connessi all’utilizzo dell’auto.

I servizi inclusi nel noleggio

In primo luogo quindi è inclusa l’assicurazione, sia RCA che Furto&Incendio oltre all’ormai immancabile opzione Kasko; sono poi inclusi gli interventi di manutenzione ordinaria quali i tagliandi, e quelli straordinari per rotture o guasti, e anche il bollo auto annuale.

Altri servizi opzionali

A seconda del locatario, ci sono poi servizi opzionali aggiuntivi che possono arricchire i pacchetti noleggio. Tra questi, ricordiamo il veicolo in pre-assegnazione in attesa che arrivi l’auto definitiva scelta, il veicolo sostitutivo in caso di guasti o di incidente, fino ad arrivare ad una carta carburante e persino alla gestione degli pneumatici estivi/invernali.

I vantaggi per i privati

Come abbiamo detto in apertura, anche se questa formula è nata per assecondare aziende e professionisti (e vedremo in un successivo paragrafo i vantaggi del noleggio a lungo termine per le partite IVA), ormai è una realtà anche per i clienti privati, gli automobilisti “comuni” che possono beneficiare di una maggiore semplicità nella gestione del veicolo e soprattutto dei costi ad esso collegati. Le formule più complete ed articolate di noleggio auto a lungo termine infatti prevedono a fronte di un canone mensile certo ed invariabile una tutela da qualsiasi tipo di imprevisto, incluse le voci di spesa legate ad improvvise manutenzioni non preventivate. A ciò si può aggiungere che nel canone sono incluse tutte quelle voci che in genere vanno a scadenza quali il bollo auto e l’assicurazione: un pensiero in meno quindi, perché è il locatario ad occuparsene!
Infine, non è da sottovalutare il vantaggio di avere sempre a disposizione un veicolo in perfetta efficienza perché costantemente controllato e monitorato senza costi aggiuntivi. La formula è privilegiata da tutti coloro che sono entrati nell’ottica più moderna secondo la quale a contare, più del possesso materiale del veicolo, sono i benefici che derivano dal suo uso e le migliorie che esso apporta alla vita di tutti i giorni, inquadrando quindi sotto una nuova luce il “servizio” autovettura.

I vantaggi per le partite IVA

Il noleggio auto a lungo termine offre ai titolari di partita IVA tutti i vantaggi che abbiamo fin qui elencato, oltre alla possibilità di definire il budget dedicato alla mobilità aziendale in base a costi certi che mettono al riparo da imprevisti. In aggiunta, c’è il vantaggio di tipo fiscale, perché il noleggio consente alle aziende di dedurre i costi di utilizzo del veicolo e di detrarre l’IVA. Le percentuali di deduzione e detrazione dipendono dall’uso strumentale che si fa del veicolo e soprattutto dall’affidatario, che può anche essere un dipendente, ma in ogni caso ci si trova di fronte a un’opzione che aiuta in maniera concreta le aziende sotto il profilo dei costi di gestione.

Cosa sono e a cosa servono gli ADAS

Si sente parlare con sempre maggiore insistenza, nelle descrizioni e nelle presentazioni di nuovi modelli di automobili, di sistemi ADAS. Che cosa significa esattamente questa sigla, e quali benefici apporta alla guida la presenza dei sistemi ADAS?
Ne parliamo nella maniera il più possibile esaustiva in questo articolo.

Scopri cosa sono gli ADAS e come funzionano

Chiariamo subito: la sigla ADAS sta per Advanced Driver Assistance Systems, e rappresenta la dimostrazione del continuo progresso tecnologico che interessa il mondo dell’automobile. Sono ausili elettronici messi a disposizione del guidatore in pacchetti più o meno completi, e che includono dispositivi pensati per incrementare sia il comfort di guida che i livelli di sicurezza al volante.

Sistemi ADAS

Quali sono i principali ADAS?

Gli ADAS, ossia i sistemi avanzati elettronici più diffusi, includono ad esempio l’avviso di cambio corsia, il cruise control adattivo, la frenata automatica di emergenza, i sensori di parcheggio, la retrocamera per l’angolo cieco.
Tutti sono studiati per ridurre al minimo i rischi di incidenti, incrementando la sicurezza attiva e passiva, ma come vedremo anche per rendere più piacevole e confortevole l’esperienza di guida, agevolando la vita a bordo dell’automobile e gratificando chi è al volante.

Avviso di collisione

Ormai presente anche a bordo delle city car per chi ha un budget più ristretto, l’avviso di collisione sia frontale che posteriore è di certo uno dei sistemi ADAS più apprezzati: radar o videocamere a seconda dei modelli riconoscono ostacoli o situazioni di pericolo poste in traiettoria ed avvisano il guidatore con un segnale acustico. Ne è ad esempio equipaggiata di serie una vettura di successo del segmento B come la Nuova Peugeot 208.

Mantenimento della carreggiata

È sbalorditiva invece la funzione relativa al mantenimento della carreggiata. Il computer di bordo interagisce con le telecamere e i radar, legge e analizza i dati che riceve interpretando le linee di demarcazione della carreggiata e avvisando il guidatore nel caso di invasione della corsia adiacente.
È particolarmente utile in autostrada, dove se non si è preventivamente attivato l’indicatore di direzione in fase di sorpasso l’ADAS interviene e segnala al situazione di pericolo. Ne esiste anche una versione più avanzata, il Lane Keeping System, che non si limita all’avviso acustico ma riporta gradualmente il veicolo nella giusta traiettoria scongiurando collisioni con auto che viaggiano su carreggiate adiacenti.

Cruise Control adattivo

Chiamato anche ACC, Il Cruise Control Adattivo fa riferimento al controllo della velocità: permette a seconda della strada percorsa e delle condizioni di scorrevolezza di impostare la distanza di sicurezza e la velocità di crociera.
A quel punto l’auto regolerà velocità e frenate in base alle condizioni di traffico, consentendo una guida più rilassata ma lasciando sempre la possibilità di intervenire, con la situazione sotto controllo.

Auto a rischio zero: obbligo degli ADAS

A partire dal maggio 2022 tutte le nuove auto omologate dovranno avere di serie alcuni ADAS obbligatori, tra i quali proprio la frenata di emergenza e gli altri che abbiamo descritto, oltre a molti altri ancora.
Questo nuovo Regolamento, valido a livello europeo, è stato stilato al fine di prevenire e ridurre incidenti stradali: l’unico obiettivo è abbassare drasticamente il numero di vittime della strada e feriti tutelando i passeggeri e tutti gli altri utenti.
È previsto da parte dell’Unione Europea un plafond di 450 milioni di euro volto a favorire la collaborazione degli stati membri ed evitare l’aumento dei prezzi dei veicoli.

Protocollo WLTP per le nuove auto ed ecotassa 2019

Se hai già sentito pronunciare la sigla WLTP oppure ne hai letto sui giornali ma soprattutto sui cartelloni pubblicitari, sei di certo stato incuriosito dal suo significato e da ciò che può rappresentare per il futuro prossimo venturo per chiunque abbia intenzione di acquistare una nuova automobile.


Noi vogliamo spiegarti non solo che cosa significa, ma anche come e perché si è arrivati a questo autentico giro di vite nell’ambito dell’Unione Europea e delle normative legate alle caratteristiche che i veicoli devono possedere per essere messi in commercio, perché il protocollo di omologazione WLTP va a sostituire la vecchia procedura di certificazione NEDC datata addirittura 1992.
È già da settembre del 2017 in vigore il controllo per i veicoli messi in commercio per la prima volta, mentre dal mese di settembre 2018 tutti i veicoli commercializzati devono obbligatoriamente essere omologati secondo il Worldwide Harmonized Vehicle Test Procedure, un protocollo di test di laboratorio accompagnato dalla valutazione RDE (Real Driving Emission) per misurare le emissioni inquinanti.

La principale caratteristica di questa vera rivoluzione risiede nella concreta comunicazione ai consumatori di una visione molto più precisa ed attendibile dei consumi di carburante e delle emissioni di CO2.

Caratteristiche del protocollo WLTP

Il protocollo prevede sostanzialmente 5 passaggi chiave:

  • Una misurazione delle emissioni per informazioni più precise ed attendibili
  • Cicli di test effettuati su distanza ben più lunghe
  • Velocità più elevate durante i test
  • Comportamento di guida “a scatti”, più nervoso e vicino alla realtà
  • Cicli protratti anche nel tempo.

Da tali presupposti scaturisce una rappresentazione più realistica ed attendibile di quelle che sono le effettive condizioni di utilizzo di un veicolo, tenendo quindi conto anche delle variabili e delle diverse tecnologie di bordo di cui è munito.
Il profilo di guida portato avanti durante i test è più dinamico e severo, e prevede di mettere “alla frusta” la vettura oggetto d’esame, ottenendo dati che non sono affatto teorici come accadeva con il NEDC ma corrispondenti al reale impatto del motore sull’ambiente, con un ciclo di prova di riferimento molto più rigoroso, in situazioni dinamiche ed eterogenee e non standardizzate o rese “asettiche” dal loro rilevamento in laboratorio, che così meglio riflettono la situazione effettiva.

Conseguenze del WLTP sull’ecotassa 2019

In presenza di modifiche normative e fiscali quali la cosiddetta ecotassa, che andrà in vigore nel corso del 2019, possiamo però tranquillizzare parte dei nostri lettori con due considerazioni ben distinte.
L’ecotassa riguarderà solo i SUV e le cosiddette auto di lusso, e non coinvolgerà altri segmenti riservati ad automobilisti dalle pretese più morigerate.
La seconda considerazione concerne i valori ottenuti dal protocollo, che in alcuni casi possono risultare più elevati rispetto a quelli misurati in precedenza con il NEDC, ma questa è diretta conseguenza della maggior severità e maggior durata dei test WLTP e RDE.
A ciò stanno ovviando praticamente tutti i marchi generalisti e non, che non possono rischiare di farsi tagliar fuori dal mercato e stanno quindi mettendo in atto tutte le procedure di adeguamento tecnologiche, tecniche e meccaniche necessarie per essere in regola, in molti casi anche con un discreto anticipo.

Siamo invasi proprio da spot che puntano su questo aspetto, il che costituisce anche un impegno concreto del quale non possiamo che essere soddisfatti.

 

Tutto sulle catene da neve: quando usarle, quanto costano e come montarle

Con l’arrivo della stagione invernale e del freddo, ogni persona si pone il problema di quando usare e montare le catene da neve. Ovviamente questo processo non sembra così scontato e banale, soprattutto se si parla di persone alla prima esperienza e senza troppe informazioni a riguardo.

Quando utilizzare le catene da neve

Le catene da neve sono disponibili in vari prezzi e modelli e non è per niente vera l’informazione che questi prodotti si equivalgono tutti. Innanzitutto va detto che la normativa prevede l’utilizzo di dispositivi anti-sdrucciolevoli a partire dal 15 novembre di ogni anno, siano essi delle gomme da neve qualora non si disponga degli pneumatici invernali. Inoltre, c’è da tenere presente che le catene da neve sono fondamentali in tutti quei casi in cui il veicolo si trova di fronte ad una forte pendenza, su una strada ghiacciata o con molto innevamento, anche se si hanno a disposizione le gomme invernali.

Di conseguenza le catene da neve vanno utilizzate solamente in casi di emergenza e non in modo abituale e quotidiano. Infatti, esse non sono adatte per un utilizzo nel caso in cui la strada è solo scarsamente innevata perché causerebbero dei danni, non solo alle catene stesse ma anche all’asfalto e alla vettura. Nel caso in cui si utilizzino gomme estive anche in inverno, è consigliabile montare le catene quando le ruote slittano e pertanto non consentono una corretta circolazione. Tuttavia si ricorda che la velocità massima consentita con le catene da neve è di 50 km/h.

Come montare le catene da neve

Per quanto riguarda il loro montaggio, non è un’operazione troppo complessa, nonostante ciò non bisogna farsi cogliere impreparati. Per prima cosa, è bene ricordare che le catene da neve vanno installate solamente sulle due ruote motrici, anteriori se la vettura dispone di trazione anteriore e posteriori se, al contrario, la macchina è a trazione posteriore. Successivamente bisogna assicurarsi che il motore sia spento e la macchina sia ben ferma in modo tale che non si possa muovere e spostare. Per facilitare l’operazione è consigliato montare le catene con dei guanti spessi. Inoltre, bisogna sapere che questi prodotti non sono tutti uguali e pertanto necessitano di montaggi differenti.

I vari modelli di catene da neve disponibili

Esistono diversi modelli di catene da neve per auto, e ogni modello si monta in maniera diversa. Ad esempio ci sono le catene da neve a rombo, a Y e a scala. Le prime, con struttura a rombo, sono quelle più vendute ed utilizzate poiché garantiscono un’ottima tenuta di strada, sia in modo trasversale che longitudinale e in aggiunta risultano facili e veloci da montare. Diversamente, quelle a Y sono più complicate e il montaggio non è immediato mentre le catene a scala non sono più molto diffuse poiché sono decisamente troppo scomode da montare e richiedono lo spostamento della propria macchina. In ogni caso, se si hanno le catene a rombo, ci vorranno un massimo di cinque minuti per il montaggio.

Le maglie delle catene, una volta aperta la confezione devono essere libere e non presentare nodi. Successivamente, bisogna sganciare la chiusura che è nella maggior parte dei casi colorata e appoggiarla a terra. Fare scivolare l’arco dietro la ruota finché non ricompare alla vista dalla parte opposta, e una volta che si hanno nelle due mani i rispettivi ganci, unirli al di sopra della ruota, alzandoli da terra. Per terminare, unire anche i due ganci nella parte frontale della ruota, colorati in modo differente dai primi ganci agganciati. Una volta completata l’operazione, è necessario tirare bene verso di sé in modo tale da stringere la catena da neve sulla gomma. Una volta che è ben tesa e non molle, bisogna fissarla con i ganci dalla zona del cerchione.

Ovviamente le catene da neve devono risultare omologate per le gomme sulle quali andranno montate, pertanto è necessario che la confezione riporti la dicitura CUNA oppure ON.

Quanto costano? I prezzi delle catene da neve

Il prezzo delle catene da neve non risulta eccessivo, sebbene sia molto variabile in base alla struttura della catena. Si può dire che le catene a Y sono quelle più economiche con un prezzo sui 30 €. D’altro canto, è possibile trovare catene da neve anche sui 150€, a seconda non solamente delle caratteristiche della struttura ma anche del marchio. In generale, dai 45 ai 70€ si possono già trovare delle ottime catene che offrono prestazioni elevate. Sconsigliati invece tutti quei prodotti al di sotto dei 30 € che spesso non risultano omologati e di scarsa fattura.

Noleggio auto a lungo termine, conviene davvero?

Sono numeri di tutto rispetto ed in continua crescita quelli relativi al noleggio auto a lungo termine, un fenomeno che ha capovolto il mercato dell’automobile e che ha in parte contribuito alla sua salvezza.
È cambiato l’approccio del pubblico al concetto stesso di auto, la filosofia si è evoluta mettendo in secondo piano il possesso e la proprietà rispetto all’uso ed ai vantaggi che ne derivano.

Un fenomeno in crescita continua

Dalle statistiche si evince che non si tratta solo di una moda passeggera, ma di un nuovo scenario che si sta evolvendo anno dopo anno con richieste incessanti. Il solo 2017 ha visto una crescita quasi del 20% del settore rispetto al 2016, e per l’anno in corso le cifre sono altrettanto lusinghiere ed ancora in piena corsa.

Le attuali proiezioni per questo settore indicano infatti che a dicembre sarà addirittura sfondato il tetto delle 300mila immatricolazioni con la formula del noleggio a lungo termine, ma c’è un altro aspetto che riteniamo indicativo della salute di questo comparto.
Il valore medio di un’auto noleggiata, ben più alto con i suoi circa 20mila euro rispetto a quello sempre medio delle auto acquistate, è un dato che si spiega molto facilmente: guidare un’automobile sapendo di avere un costo fisso predeterminato mensile e che include qualsiasi tipo di spesa correlata tranne il carburante è motivo di tranquillità.
A quel punto, si preferisce coccolarsi con le versioni full optional, quelle più in alto nelle rispettive gamme e super accessoriate!

A chi si rivolge il noleggio a lungo termine?

Se una volta erano soprattutto le aziende a rivolgersi a questa formula per le loro flotte, che quindi dovevano essere composte da prestigiose ammiraglie dal valore consistente, adesso il boom di questa sharing mobility coinvolge anche utilitarie e veicoli di segmenti più morigerati come quello B o quello C, ma che vengono scelti negli allestimenti più esclusivi.

Capita con la Fiat Panda o con la Fiat 500X, alcuni dei modelli più noleggiati, ma la tendenza è comune a tutti i marchi che hanno approntato strategie aggressive per attirare a sé il pubblico.
Occhio alla convenienza reale, però: al termine del contratto di noleggio, se non intendete prorogarlo, vi ritroverete con un pugno di mosche, non avendo ovviamente la possibilità di rivendere o permutare l’auto!

È chiaro che questa filosofia ben si attaglia su chi dell’auto sa di non poter mai fare a meno, e può concedersela sempre al top dell’efficienza senza troppe preoccupazioni, dal momento che molto spesso il canone include anche la polizza furto e incendio e persino l’assistenza o il soccorso stradale.