Archive for giugno 2015

Peugeot 106 Rallye, heritage inestimabile

Abbiamo imparato quanto valore il marchio Peugeot attribuisca alla cosiddetta heritage, ammirando i progetti portati avanti per il trentennale della 205 GTi e le celebrazioni che hanno accompagnato questa sigla che ha scritto la storia non solo sportiva del Leone francese.
Adesso è toccato alla Peugeot 106 Rallye finire sotto i riflettori, con un modello che è stato ripristinato alle sue condizioni originarie rivelando ancora lo stesso carisma e la stessa attrattiva che aveva al momento del lancio, nel lontano 1991.

Peugeot 106 era una “piccola” city car che voleva essere il vero entry level per il mondo Peugeot, proponendosi come alternativa o punto di congiunzione tra l’allora furoreggiante 205 e l’enfant terrible 206, che sarebbe arrivata nel 1998. Il successo fu incredibile soprattutto tra i giovani, perché Peugeot 106 aveva tutto per farsi amare: prezzo altamente concorrenziale, affidabilità, design moderno ed una incredibile maneggevolezza che l’hanno resa successo commerciale prolungatosi fino al 2003.
Tanto entusiasmo spinse Peugeot ad affiancare al modello base anche delle versioni più “grintose”, come la 106 XSi e soprattutto la 106 Rallye, quella rimessa a lucido adesso, che montava equipaggiamenti tipici delle vetture da corsa in pieno spirito sportivo.
Del resto, è stata protagonista assoluta dell’agonismo, non solo nei Rally ma anche nei rallycross, nelle cronoscalate, e persino sui circuiti: i suoi numeri incredibili, in 22 stagioni di Rally italiani, sono di oltre 50mila volte ai nastri di partenza per quella che è definibile molto semplicemente, l’auto più utilizzata nei rally tricolori!

Per meglio comprendere il ruolo e la longevità di 106, basti pensare che le prime vittorie di un giovanissimo Paolo Andreucci, oggi pilota di punta Peugeot e dominatore del Campionato Italiano Rally, sono state ottenute proprio a bordo di una 106 1.4 del Gruppo A!

Domani parte il nuovo corso Alfa Romeo!

Il D-Day di Alfa Romeo è annunciato per domani 24 giugno, quando nascerà ufficialmente la new age voluta da Sergio Marchionne in persona per uscire fuori dall’impasse che ha visto lo storico marchio affrontare una fase difficilissima, nella quale si è tenuto a galla quasi esclusivamente grazie alla Giulietta.

Sarà svelato infatti domani il primo dei modelli del nuovo corso Alfa, ma non è un caso che la delicata fase che l’ha preceduto sia stata conclusa da un ultimo colpo di coda che ha omaggiato proprio la Giulietta, grazie ad una versione Sprint: una declinazione “cattiva” e sportiva ma senza esagerazioni di questa compatta dal nome mitico e dal pubblico affezionatissimo. I cosiddetti Alfisti l’hanno amata da subito, ed hanno molto apprezzato l’operazione Sprint che ne ha suggellato il successo.

Esteticamente, sia per gli esterni che nell’abitacolo, tutto ha il sapore della grinta sportiva, a partire dalle minigonne; impossibile trascurare poi le finiture in antracite lucida disseminate ovunque, su maniglie, specchietti ed anche sulla calandra, ancor più aggressiva. C’è poi il tubo di scappamento dal diametro maggiorato, ed ancora lo scudo posteriore paracolpi, ulteriori personalizzazioni di carattere racing al pari dei cerchioni da 17 pollici in lega.
Gli interni non potevano che essere altrettanto personalizzati, con tessuto ed Alcantara impreziositi da cuciture rosse per i sedili, ed il logo Alfa in bella evidenza sui poggiatesta.

Un bel modo per chiudere una parentesi di storia, con la speranza che proprio il gradimento riscosso dalla Giulietta e dalla Giulietta Sprint faccia da buon viatico per l’Alfa Romeo Giulia, per la quale fervono i preparativi in vista della presentazione ufficiale di domani nello stabilimento di Arese.
Una data, quella della rinascita di Alfa Romeo, che non è stata scelta a caso, perché coincide con quella di fondazione del Marchio, il 24 giugno di 105 anni fa!

Suzuki Celerio, un low-cost di qualità!

 

Anche i marchi generalisti ed i costruttori con un nome affermato sul mercato internazionale si sono negli ultimi tempi cimentati nel lancio di modelli più “spartani”, le cui dotazioni sono realmente ridotte all’osso e che puntano sull’essenzialità per allettare anche un pubblico di più giovani con prezzi concorrenziali senza rinunciare ad una qualità di base.

Il terreno è stato inaugurato in tempi recenti dalla Nissan, con l’ultima generazione della Micra, ma le ha fatto seguito un altro marchio giapponese, Suzuki, che con la sua piccolissima city car Celerio strizza l’occhio a chiunque sia disposto a fare a meno di fronzoli e sfizi di bordo pur di pagare meno di 9.000 € per la propria vettura!
Per farsi un’idea, Celerio non dispone nemmeno della regolazione in altezza del volante, e dimenticatevi di lettore CD o aria condizionata.

A bordo, 4 passeggeri stanno abbastanza comodi, mentre un eventuale quinto sarebbe davvero molto sacrificato: una abitabilità “dignitosa”, ma senza svolazzi.
La linea di Celerio è molto più contemporanea di quella della Suzuki Alto di cui ha preso il posto all’interno della gamma, ed in più, rispetto alla precedente city car, può vantare un bagagliaio raddoppiato.

La morigeratezza di Suzuki Celerio si manifesta anche nel propulsore, un 3 cilindri (ormai diventato regola!) da 68 cavalli, capace di consumi molto ridotti: 24 km/l, mantenendosi ai 90 km/h!
Naturalmente non ci si deve aspettare chissà quale spunto dalla Celerio, che riesce anche a mantenersi “silenziosa” ma a regimi più alti diventa un po’ più rumorosa.

La tendenza è insomma definitivamente invertita, ed anche i marchi più blasonati, dalle riconosciute capacità tecniche, stanno proponendo veicoli low-cost ai quali mancano i lussi ma certo non la solidità e l’affidabilità!

La rivoluzione degli scooter elettrici per disabili

Se fino ad ora avete sentito parlare solo dei tradizionali scooter elettrici per disabili, quello che leggerete tra poco vi sorprenderà! Per chi non lo sapesse, infatti, esistono mezzi di trasporto uguali ai normali scooter che permettono anche alle persone disabili di salire a bordo e guidare in strada in tutta autonomia.

Ciò è possibile grazie ad un innovativo sistema che aggiunge alla base tradizionale dello scooter una pedana posteriore sulla quale vengono sistemate e bloccate le sedie a rotelle con appositi freni. In questo modo il disabile può acquisire il controllo del mezzo e spostarsi in tutta tranquillità.

Alla luce di quanto detto si capisce che stiamo parlando di una vera e propria rivoluzione, la quale ha una rilevanza enorme non solo sul piano dei trasporti, ma anche e soprattutto sotto il punto di vista sociale.  Questi scooter, infatti, rappresentano il modo in cui la società moderna va incontro alle esigenze delle persone che vivono una condizione di mobilità ridotta, poiché restituiscono loro dignità e autonomia negli spostamenti.

Inoltre, trattandosi di scooter, questi rivoluzionari mezzi di trasporto portano con sé anche grandi vantaggi di tipo logistico, poiché permettono di spostarsi comodamente e di raggiungere la meta prestabilita in poco tempo, senza restare imbottigliati nel traffico,

Il progetto è stato presentato dalla Hyperdivision – Mobility Motorcycles che a partire da un modello di Honda SH ha creato l’innovativo HDX3 e stando a questi allettanti presupposti, si preannuncia destinato ad un grande successo, ed infatti i tecnici stanno lavorando alla creazione di nuovi scooter a 3 ruote su base Piaggio Liberty e su tutti i modelli più venduti.

Dacia Duster Titan, look muscoloso e tecnologico

Le vendite del marchio Dacia in Italia non accennano a diminuire, anzi: lo scorso anno il modello Duster ha praticamente raddoppiato le sue immatricolazioni, e si così è meritato un nuovo ingresso nel club delle Duster Extra Limited Edition.

Dopo la Duster Brave, rivolta agli appassionati di guida estrema, e la Duster Freeway dall’indole più giramondo e cosmopolita, è la volta di Dacia Duster Titan, un’edizione limitata in appena 100 esemplari numerati (certificati da un badge nell’abitacolo!) che esalta tutta la solidità di questo crossover nato per l’off-road ma in grado di comportarsi alla grande anche e soprattutto su strada.

Su questa versione Titan spicca l’ipertecnologica pellicola termoformabile 3M che riveste la carrozzeria per conferire alla vettura un aspetto moderno ed originale; le dotazioni vanno ad arricchire l’allestimento top, denominato Laureate, e comprendono il Pack Look, le barre al tetto, spoiler posteriore e tanti altri dettagli che compongono la filosofia del Titan Look; negli interni, scopriamo il volante in cuoio, alzacristalli elettrici anche posteriori e pedane satinate.
Duster Titan è spinta da un 1.5 dCi da 100 cavalli, con cambio manuale a 6 marce e trazione integrale, per consumi nel combinato da 5,2 l/100km.

Il successo di Duster in Italia è esaltato nello spirito di questa vettura dalla forte personalità, proposta a 19.900 € chiavi in mano e destinata, come le altre due versioni, ad andare esaurita in brevissimo tempo.

Seat tiene il Ritmo!

 

Una storia spagnola che nel tempo è diventata tutta italiana. D’altronde i due popoli sono sempre stati più “simili” di quel che si possa pensare. Ad oggi la SEAT Ibiza risulta essere ancora la vettura più venduta ed esportata della storia spagnola.

SEAT, acronimo di Sociedad Española de Automóviles de Turismo (Società spagnola di automobili da turismo) è stata fondata nel 1950 dall’Instituto Nacional de Industria in collaborazione con FIAT.

Il primo modello di questa casa automobilistica spagnola fu la Seat 1400, realizzata come gemella della Fiat 1400, che nelle sue varianti riprende le versioni dell’italiana, come la versione “C” in cui la linea segue quella della Fiat 1800.

La nascita del marchio

Il marchio Seat nel tempo si è evoluto tanto da essere presente in almeno 77 paesi del mondo. Tuttavia inizialmente dovette puntare su un altro tipo di target per adeguarsi ai tempi e alle esigenze di mercato. Iniziava ad aver bisogno di modelli più economici e competere così contro i più “spartani” modelli del mercato spagnolo come Biscúter.

Nel 1957 entrò in produzione un’altra vettura firmata Fiat-Seat, la Seat 600, di cui furono prodotti 800.000 pezzi, in numerose varianti. Furono gli anni della motorizzazione di massa in Spagna che iniziarono proprio da quel momento.

Auto come la Seat 127, la Seat Panda e la Seat Ritmo, furono le ultime prodotte in collaborazione con la Fiat: sono conosciute oggi con altro nome (la Ritmo è diventata la Seat Ronda, la Panda è la Seat Marbella e la 127 la Seat Futura) in seguito al distacco dalla casa automobilistica italiana, avvenuto nel 1982.

Dopo lo svincolamento dell’accordo tra Fiat e Seat, la casa spagnola iniziò una collaborazione industriale e commerciale con Volkswagen, che permise alla SEAT di continuare a fabbricare modelli ma questa volta per conto della casa tedesca. Il primo modello del nuovo contratto fu la Ibiza nel 1984, che come dicevamo all’inizio di questo articolo è diventato la punta di diamante della Seat: il modello è oggi giunto alla sua quarta generazione, a testimonianza dell’apprezzamento generale sul mercato.

Nel 1986 iniziano le esportazioni in Europa allargandosi anche al mercato sportivo, dando all’azienda altresì una versione sportiva con la Seat Sport. Si aprirebbe qui un altro capitolo ma basti sapere che nel 1999 e nel 2000, Seat è stata impegnata nel Campionato Mondiale Rally con il modello Cordoba WRC.

In Italia la storia della Seat è stata scritta da “coraggiose” concessionarie che hanno creduto nell’indipendenza della casa automobilistica; una tra queste è stata la Concessionaria Capitelli, specializzata nell’assistenza e vendita auto SEAT a Napoli.

Il design

Dal 1950 ad oggi il design di questa Casa è cambiato molto, in special modo a partire dall’accordo con i tedeschi in poi, evolvendosi sia esteticamente che nelle prestazioni. Dal Gruppo Volkswagen è derivato un cambiamento qualitativo da cui proviene tutta la meccanica presente sulle attuali vetture, mentre si deve al lavoro del famoso designer italiano Walter De’ Silva un cambiamento nella veste grafica che ha reso i modelli Seat esteticamente sempre più appetibili ed affascinanti.