Archive for aprile 2018

Da un SUV all’altro: Jaguar presenta la E-Pace

Non più tardi di un anno fa vi raccontavamo dell’ingresso in grande stile del marchio Jaguar nel rutilante mondo dei SUV con il primo modello in questo segmento, la Jaguar F-Pace, una vettura di misure oversize che però riusciva a condensare in sé tutte le prerogative del marchio.


Forte del suo successo, e per differenziare ancora di più una gamma che non può permettersi “carenze” nel settore di maggiore fermento sul mercato, Jaguar si propone adesso che con la sua sorellina minore, la E-Pace, un raddoppio tra i SUV che riduce la lunghezza di circa 30 cm ma che si presenta sempre con una filosofia rigorosamente Premium, quanto a prestazioni e dotazioni.

L’aspetto evidenzia un carattere forte e deciso: ampio frontale, copriruota e fianchi scolpiti, un lato posteriore incisivo nel design, e poi tutte le prerogative che un SUV deve possedere come gli oltre 20 cm di altezza da terra e la capacità di guado di circa 50 cm, il che le permette di districarsi senza problemi anche su sterrati più impegnativi.
Eccellente la posizione di guida che consente di apprezzare tutta la stabilità di un veicolo che sa mantenersi ben piazzato sull’asfalto anche a regimi molto elevati.

Gestione elettronica e sicurezza sulla E-Pace

Jaguar E-Pace beneficia infatti di una sofisticata gestione elettronica della coppia motore e di uno sterzo che, pur molto piccolo da impugnare, è sorprendentemente reattivo e pronto, e trasmette sempre sensazioni di totale controllo in ciascuna configurazione di guida.
Queste infatti agiscono sulle risposte di sterzo, motore, ESP e cambio automatico per adattarle alle condizioni che si stanno affrontando, regalando una guida sempre al top della precisione.

Parlando di un veicolo così spiccatamente Premium è impossibile non soffermarsi sulla qualità degli interni, dove le tradizionali linee pulite del marchio sono state rispettate in un abitacolo dalle finiture curatissime e dai materiali di prima scelta come le pelli della selleria.
È enorme ma ben incastonato nella plancia lo schermo che gestisce l’infotainment di bordo, ben 12,3″, ma la vera nota inedita rispetto alla abitudini Jaguar è rappresentata dalla leva che gestisce il cambio automatico, di stampo più tradizionale se ricordate che in genere Jaguar preferisce la rotokey a scomparsa.

La gamma motori di Jaguar E-Pace

Per i motori ovviamente non ci si possono aspettare tendenze al ribasso: tutti con cilindrata 2.0 e a 4 cilindri, Jaguar ha previsto 3 versioni diesel con potenze fino a 240 cavalli e due a benzina, tra cui la più esuberante da ben 300 cavalli; tutti provengono dalla già affermata famiglia di propulsori Ingenium.

Al volante di Jaguar E-Pace, per alcune sue doti realmente inaspettate, c’è solo da divertirsi per stabilità e potenza sempre sotto controllo!

 

Il patrimonio del marchio Jeep è la sua forza

Il patrimonio iconico posseduto dal marchio Jeep è, nel panorama internazionale, paragonabile solo a quello di Land Rover. In un mercato nel quale SUV e affini conoscono un’espansione senza precedenti, Jeep incarna il simbolo del classico fuoristrada originale soprattutto negli Stati Uniti, e Sergio Marchionne ne ha ben intuito tutte le infinite potenzialità per ottenerne i migliori ricavi, grazie alla sua posizione già molto ben affermata.


Non è mai stata proposta o segnalata come una politica di “rilancio” come è avvenuto nel caso di Alfa Romeo o per la stessa Fiat, perché non era necessario: l’autorevolezza di Jeep è stata sufficiente, le è solo stata affiancata una fisiologica evoluzione ed espansione della gamma con una cura estrema riservata a modelli cardine quali Wrangler, Cherokee e Grand Cherokee. L’offerta al mercato è stata ampliata verso quei segmenti che più attiravano gli interessi degli acquirenti e che risultavano ancora “scoperti”, sfruttando un piano gestionale ed industriale articolato e capace di ottimizzare risorse, strategie e sinergie con gli altri marchi del Gruppo FCA.

È stata la forza stessa insita nel brand, con un prestigio mai tramontato o venuto meno, a metterlo in posizione di privilegio: era l’unico in grado di competere con gli altri “grandi”, e lo ha fatto moltiplicando i volumi di vendita – più che quadruplicati negli ultimi 10 anni! – e raggiungendo anche settori più popolari ad esempio con proposte come la Renegade, il cui successo planetario si deve proprio a quei mercati dove i SUV “oversize” sono marginali e si preferiscono le forme più compatte.
Nel frattempo i modelli chiave perché maggiormente costitutivi dell’identità del marchio si sono evoluti, sono stati aggiornati, ma sempre rispettando i voleri dei fedelissimi. Si pensi alla Grand Cherokee in versione estrema Trackhawk, destinata ai pochi capaci di permettersi prestazioni fuori dal comune come quelle assicurate da un motore 6.2 da 700 cv, eppure rappresentativa dell’evoluzione del marchio senza nessun tradimento delle sue vocazioni fuoristradistiche.

Il futuro del marchio Jeep


Il futuro di Jeep è con ogni probabilità rappresentato da un ulteriore allargamento della gamma per un’offensiva ancora più serrata e a tutto campo. Nel 2019 arriverà un inedito (almeno per i mercati europei) pick-up dalla vocazione fortemente Premium, ma soprattutto è in progetto l’elaborazione della cosiddetta mini Jeep, probabilmente sviluppata a partire dal concept della Panda 4×4 e verosimilmente concepita come evoluzione del progetto congiunto Renegade/ Fiat 500X portato avanti nello stabilimento di Melfi.
In questo caso però siamo ancora nel campo delle ipotesi, perché molto dipende anche dalle sorti dello stabilimento di Pomigliano e degli altri ancora operativi in Italia.
La costante ascesa del mitico marchio non è però minimamente in discussione, e raramente abbiamo assistito a cure così efficaci in una strategia industriale rivolta al settore automotive!

 

Kia Stinger, una GT ricca di fascino

È la prima volta che Kia si rivolge espressamente ad una fascia di mercato alta, una nicchia inedita per la gamma del marchio coreano.
Kia Stinger esprime tutta l’ambizione di rappresentare un punto di svolta per il brand, non tanto in termini numerici quanto di ritorno di immagine e di percezione generale dell’azienda nel suo complesso.

Il cospicuo investimento anche pubblicitario ha l’obiettivo di trainare tutte le altre vetture facendone ulteriormente crescere il prestigio, sfruttando questo progetto di GT a quattro porte che ha già ottenuto l’importantissimo e storico risultato di inserirsi tra le finaliste per l’Auto dell’Anno 2018: è la prima volta che un’auto Kia ci riesce!
Nel suo design non troviamo forzature ed è ciò che la farà piacere ai puristi ed amanti delle classiche coupè sportive molto più che a chi preferisce dimostrazioni estreme di stampo racing. La particolarità assoluta è rappresentata dal muso, incastonato in un frontale che richiama quasi il naso di una tigre per come è suddiviso, mentre tutte le sue linee sono equilibrate e fluide, molto gradevoli.

L’abitacolo è comodo e spazioso, ben disegnato e con una plancia perfetta in sintonia con l’impostazione generale, sulla quale spicca l’head-up display, anche questo un debutto in casa Kia: è tutto di serie, come ci si attende da un buon veicolo di fascia D.
Per i motori c’è poca scelta: o un 2.2 turbodiesel o un 3.3 benzina, rispettivamente con 200 o 330 cavalli ed entrambi con cambio automatico ad 8 rapporti.
Per l’Italia sarà di certo la variante diesel ad essere più accessibile e vendibile, perché sforare i 3 litri di cilindrata autoesclude un modello dal nostro mercato, ma come detto Kia non si attende numeri da primato dalla Stinger e prevede di venderne circa 500 nel nostro paese.

Conta soprattutto farsi vedere, dimostrare di saperci fare, e di aver creato una super car dall’assetto ottimale e studiata per la fascia alta. Sono confermati anche per la Stinger gli abituali 7 anni di garanzia del marchio, con un listino che si aggira sui 50mila euro.

 

Citroën C4 Cactus cambia per accontentare tutti

All’epoca del suo debutto la Citroën C4 Cactus venne definita eccentrica ed originale nelle valutazioni più bonarie, perché furono in molti a storcere il naso di fronte ad un progetto che in realtà per la prima volta da anni proponeva qualcosa di realmente innovativo nel design, mutuandolo da una precedente concept car i cui crismi sono stati concretizzati nella produzione di serie.

Oggi, giunta a metà ciclo di vita, la C4 Cactus ha saputo comunque conquistarsi il suo pubblico e far cambiare idea a tanti, ma viene comunque riproposta in un restyling che non è un semplice ritocco di make-up ma una vera rivoluzione che coinvolge circa il 90% della precedente carrozzeria, permettendoci di parlare di una nuova generazione a tutti gli effetti.
Gli Airbump che tanto avevano fatto discutere, ossia quelle protezioni molto vistose in plastica applicate sulle portiere, sono stati visibilmente ridotti nelle misure, ridimensionati nell’impatto estetico e relegati nel sottoporta, ma la linea complessiva della C4 Cactus si mantiene comunque bel al di sopra degli standard del “già visto”, e si fa riconoscere al primo sguardo con l’obiettivo dichiarato di raggiungere una clientela che sia il più possibile vasta e trasversale.

All’interno dell’abitacolo si scoprono delle linee molto rassicuranti e comode, fatte per indurre a pensare al salotto di casa, con sedili molto ben riusciti ed ampi che in più possono essere combinati nelle fantasie praticamente all’infinito, tra diversi colori, texture ed inserti e rivestimenti anche variopinti in Alcantara.
Se vogliamo proprio trovare un tasto che non ci convince nell’abitacolo, è rappresentato dai finestrini posteriori disponibili solo con apertura a compasso.

Sotto la carrozzeria poi la nuova Citroën C4 Cactus fa valere un lavoro di sviluppo enorme portato avanti sui sistemi di ammortizzazione, che grazie agli smorzatori idraulici la rendono praticamente “molleggiata” e capace di planare con dolcezza su qualsiasi buca, con un comfort di guida eccellente che però non compromette il piacere di essere al volante.

Davvero silenziosissima, questa Citroën si presta alle più diverse tipologie di impiego anche grazie ad una gamma di motori completa e ben assortita. A chi macina tanti chilometri e vuole farlo in economia è dedicato il motore diesel 1.6 BlueHDi da 100 cv, un perfetto passista, mentre la vocazione urbana più scattante viene esaltata dal turbo benzina PureTech 1.2, che con 110 cavalli permette anche di divertirsi e riesce a dare il meglio di sé se accoppiato al cambio automatico EAT6.
Il Gruppo PSA sembra avere ancora una volta colpito nel segno con questa francese che di certo si farà notare!

 

Scooter per disabili, una guida alla scelta

Il nostro blog come ben sapete tratta un range di argomenti tutti incentrati sui motori in genere e sulle novità nel mondo delle quattro ruote ma anche nell’affascinante settore delle due ruote, come moto o scooter.
I nostri approfondimenti riguardano spesso anche le evoluzioni della tecnica e della tecnologia e non solo gli aspetti estetici: oggi abbiamo pensato di dire la nostra su degli strumenti virtuosi e che sempre più spesso vediamo circolare sulle strade urbane!

scooter per disabili

Gli scooter per disabili, strumenti di libertà

Stiamo parlando degli scooter per disabili, mezzi di trasporto appositamente progettati per consentire a chi soffra di difficoltà nella deambulazione, ad esempio a seguito di acciacchi dovuti all’età o a disabilità permanenti, di riconquistare una piena autonomia senza più essere costretti a chiedere aiuti dall’esterno, e li vogliamo analizzare tecnicamente perché è l’aspetto che più ci incuriosisce.
Pur essendo dei veicoli a tutti gli effetti, spinti da una batteria elettrica e capaci di superare pendenze fino al 20% con autonomia che raggiunge, a seconda dei modelli, anche i 60 km, questi scooter sono soggetti all’articolo 190 del Codice della strada: ciò significa che sono equiparati ai pedoni e pertanto non necessitano né di bollo governativo né di assicurazione RCA.

L’introduzione di questi scooter elettrici per disabili ha rivoluzionato il mondo dei trasporti, mettendo a disposizione di categorie svantaggiate dei mezzi di spostamento sicuri ed all’avanguardia, che vengono proposti in tantissime varianti, a 3 o 4 ruote in base alle esigenze, con in più la possibilità di scegliere anche il modello secondo la “capienza” necessaria, ovvero lo spazio a bordo per ospitare effetti personali o oggetti da trasportare.

Quanto costa uno scooter per disabili?

Qualche riga la vogliamo anche sfruttare per sottolineare vantaggi ed agevolazioni economiche e fiscali alle quali chi acquista questo tipo di scooter per disabili ha accesso.
In primo luogo, l’IVA agevolata al 4%, in quanto classificati come ausili medici; e poi, la possibilità di detrarre dall’IRPEF il 19% della spesa sostenuta, sempre in virtù dello status di ausilio medico.

È completamente fuori strada quindi chi considera gli scooter elettrici per anziani e disabili dei “lussi” riservati solo a facoltosi: riconquistare una propria indipendenza e migliorare quindi la propria qualità della vita è alla portata di chiunque abbia spirito di iniziativa e caparbietà!