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Ford EcoSport, aspetto da “dura”

All’incessante festival dei SUV compatti, che secondo una nomenclatura ormai di uso comune vengono definiti crossover, non poteva mancare un marchio come Ford, ben consapevole della costante crescita di questo segmento nel quale non era furbo essere rappresentato dalla sola Kuga.
E così è stata progettata una vettura dall’identità ancora più definita come Ford EcoSport, perfettamente in linea con lo stile ed il design già ben noti del marchio dall’ovale blu, sul quale si sovrappone però un look molto off-road da fuoristrada compatta. Per intenderci, si tratta di ciò che abbiamo visto di recente su Peugeot 2008, con tutti i necessari distinguo del caso!
Per comprendere meglio la qualità di questo progetto, vi diciamo subito che il look da fuoristrada è esaltato da un dettaglio esteriore, quella ruota di scorta collocata sul portellone posteriore: senza di essa, Ford EcoSport misura 4 metri giusti, una compattezza che svela però un abitacolo di sorprendente comodità per tutti i passeggeri, sia in altezza che in lunghezza.
Se proprio vogliamo fare un paio di appunti ad EcoSport, questi riguardano la plancia per nulla innovativa con soluzioni già viste nella gamma Ford, e l’apertura laterale del portellone, dettaglio che in città può risultare alquanto scomodo.

Venendo alle motorizzazioni, anche su questo modello Ford punta decisa al downsizing perché monta l’EcoBoost 1.0 da 3 cilindri, ma viene ovviamente proposta anche con il turbodiesel TDCi 1.5, pensato per chi effettua lunghe percorrenze.
C’è in realtà anche un altro motore benzina 1.5, più tradizionale con i suoi 4 cilindri: si tratta dell’unico che monta il cambio automatico Powershift.
Non prevista la trazione integrale, per cui nonostante il suo look “duro” da off-road, Ford EcoSport si conferma veicolo che privilegia la guida su strada: lanciata in questo primo trimestre del 2014, staremo a vedere come si comporteranno gli automobilistial momento della scelta tra questa e le sue principali rivali quali Renault Captur e Peugeot 2008.

Hyundai i10 cresce ed accontenta tutti

La progressiva eliminazione della sensazione di low cost avanza senza esitazioni su tutta la gamma Hyundai, coinvolgendo anche la “piccola” di casa, quella i10 giunta alla seconda generazione e che è cresciuta sotto tutti gli aspetti. Il look si è fatto molto più sbarazzino e gradevole, dimensioni ed abitabilità, oltre alla capienza del portabagagli, sono aumentate; le rifiniture a bordo non sembrano quelle di una city car da 3,67 metri, specialmente se si sceglie il più “ricco” dei tre allestimenti, chiamato Style.

Come motori troviamo anche su i10 un ormai immancabile 3 cilindri, sintomo di una corsa al downsizing che Hyundai, per le aspirazioni europee che ha messo in campo, non poteva non intraprendere.
È un motore di certo non esplosivo, ma molto efficace e silenzioso specialmente in città.
Per chi volesse più sprint c’è il collaudatissimo il tradizionale 4 cilindri 1.2, ma ad arricchire l’offerta è arrivata ad inizio 2014 la versione Exoncexpt, equipaggiata con la doppia alimentazione benzina/GPL per il solo motore 1.0: a garantirne la qualità ci pensano la sua realizzazione ed installazione, effettuate direttamente sulla linea produttiva nello stabilimento in Turchia.
Tutti questi aspetti, uniti ad un prezzo di listino assolutamente concorrenziale per il segmento, contribuiscono a rendere sempre più consistente l’immersione di Hyundai nei gusti e nelle preferenze degli automobilisti europei, le cui esigenze sono state attentamente considerate: sembra del resto sempre più importante per tutti i marchi la presenza in gamma di versioni bi-fuel, la cui richiesta è in costante crescita.
Con Hyundai i10 è quindi sfida aperta non solo alla Panda, ma anche alla Peugeot 107, alla Suzuki Alto ed alla Chevrolet Spark!

Mitsubishi Space Star, l’amica del portafogli

Una vettura da città che si mantiene tranquillamente al di sotto del limite di 10mila euro ed offre una interessante agilità nel traffico urbano con dei consumi che riescono a far sorridere.
Se pensate non esista un’automobile così, dovete ricredervi perché vi abbiamo appena descritto la Mitsubishi Space Star.

Questa piccola ecologica ha fatto suo un nome già appartenuto una ventina di anni fa ad una monovolume compatta che ha imperversato anche sulle strade italiane e che adesso si è rimpicciolita assumendo una forma, vista sia frontalmente che di lato, abbastanza originale, che ospita comodamente 4 passeggeri e soprattutto si presenta con 2 motori entrambi “verdi” e dai bassi consumi. Come ovvio, il più parco è l’1.0, che tra l’altro va dietro alla dilagante rincorsa al downsizing essendo un 3 cilindri. C’è anche quello più brillante, 1.2 con qualche cavallo in più.

Lo avrete capito, non sono due fulmini di guerra ma per chi si sposta prevalentemente in città sono l’agilità e la leggerezza ad essere più importanti, e queste sono assicurate da un servosterzo davvero molto morbido.
La grande sorpresa è arrivata però nel mese di settembre, perché Mitsubishi ha arricchito la gamma con una versione alimentata a GPL che tra l’altro è anche omologata per neopatentati.
Il suo serbatoio da 32 litri permette un’autonomia di 600 km (oltre a quelli garantiti dalla benzina) con un netto dimezzamento dei costi: un ulteriore incentivo per sceglierla, perché l’aumento del listino di circa 1.600 euro per questa versione è ampiamente giustificato ed ammortizzato dai risparmi che ne verranno.

Opel Mokka, ennesimo crossover urbano

Arginare il periodo di crisi per il mercato dell’auto è una sfida che i marchi stanno affrontando con tante strategie, dai tagli ai listini fino al downsizing, ma uno dei temi fondamentali sui quali si stanno focalizzando è l’intercettazione della moda. Se il pubblico è stufo delle macchine “anonime” e vuole il crossover, bisogna darglielo, e chi non lo ha ancora fatto lo ha in cantiere tra i prossimi lanci.
Così, dopo avervi parlato di Chevrolet Trax e di Peugeot 2008, è la volta della seriosa tedesca Opel, che se si eccettua la sbarazzina Adam era dai tempi della gloriosa Tigra che non proponeva una vettura dall’immagine fresca e dalla personalità giovanile.

Opel Mokka è la più classica delle piccole crossover: l’aspetto imponente inganna, perché non supera i 4,30 metri di lunghezza e la linea è filante con il parabrezza che prosegue l’accentuata inclinazione del muso.
Come le altre piccole crossover di pari categoria, anche la Opel Mokka sembra beneficiare di un certo livello di “carta bianca” lasciato ai designer che ne hanno scolpito le linee, proprio per raggiungere una elevata riconoscibilità fatta di un carattere tutto personale; sa poi adattarsi alla perfezione agli spostamenti urbani, ma grazie al comfort ed alla posizione di guida rialzata si rivela ideale anche per i lunghi viaggi.

L’affidabilità che contraddistingue Opel si veste così di un’aura di freschezza, e gli italiani che l’hanno già apprezzata si sono orientati per la maggior parte sul motore 1.7 diesel da 130 cavalli, uno dei 3 in gamma: quello che meglio si abbina alla complessiva brillantezza di stile.
Non è certo un’auto low-cost, perchè in versione di lusso full-optional il suo prezzo può anche sforare i 30mila euro, ma se non si hanno troppi “vizi” la si porta a casa con “appena” 23mila.

Il 3 cilindri debutta anche su Citroën C3

Una sensazione di grande luminosità all’interno dell’abitacolo per i due occupanti dei sediolini anteriori: è quanto ha ottenuto Citroën con il profondo parabrezza disegnato per la sua C3, che arriva fin quasi a metà tettuccio.
È una delle novità estetiche che spiccano tra i ritocchi stilistici della seconda serie di questa berlina che rappresenta ormai il 40% delle vendite del marchio; l’altro piccolo ritocco riguarda le losanghe sul frontale che ora sono allungate ai lati fino a raggiungere la fanaleria, come su tutti gli ultimi modelli.

In realtà, queste revisioni passano in secondo piano di fronte alla rivoluzione posta sotto il cofano: il gruppo PSA Peugeot-Citroën ha infatti deciso che dopo la 208 e la 2008 anche la C3 meritava di montare il nuovo motore 3 cilindri, figlio delle politiche di downsizing che tanti marchi stanno portando avanti.
Declinato in 2 versioni, la 1.0 da 68 cavalli e la 1.2 da 82, fa sentire le differenze di prestazioni con questa doppia offerta. Il primo si presta meglio all’uso cittadino, mentre il secondo fa la sua bella figura anche su tragitti lunghi, con in più emissioni di CO2 che sforano di poco i 100 g/km.

Su nuova Fiesta il downsizing spicca con l’Ecoboost


C’è una sorta di new wave che sta attraversando trasversalmente i principali costruttori di automobili: mentre un tempo si puntava su cilindrate di grosso impatto, oggi la tendenza sembra decisamente invertita, e marchi diffusi come Peugeot o Ford sfoggiano con orgoglio in gamma versioni con i nuovi motori da 3 cilindri, per i quali sottolineano anche i vantaggi derivanti da cilindrate 1.0.

Peugeot 208 è stata una delle prime a sfoderare propulsori di questo tipo, ma il nuovissimo restyling di Ford Fiesta – l’utilitaria più venduta in Europa nel 2012 – ha fatto tesoro di queste nuove tendenze, che cavalcano di certo una diffusa e crescente attenzione verso l’ambiente, visto che motori del genere riducono le emissioni anche in vista dell’adeguamento alle normative europee in vigore dal 2015.

Non va però sottovalutato l’aspetto della riduzione dei consumi, che è evidente sia nella versione da 80 cavalli che in quella da 100 previste per questa nuova Fiesta, cui è stata accostata la dicitura Ecoboost per sottolinearne l’indole “green“.