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Peugeot 106 Rallye, heritage inestimabile

Abbiamo imparato quanto valore il marchio Peugeot attribuisca alla cosiddetta heritage, ammirando i progetti portati avanti per il trentennale della 205 GTi e le celebrazioni che hanno accompagnato questa sigla che ha scritto la storia non solo sportiva del Leone francese.
Adesso è toccato alla Peugeot 106 Rallye finire sotto i riflettori, con un modello che è stato ripristinato alle sue condizioni originarie rivelando ancora lo stesso carisma e la stessa attrattiva che aveva al momento del lancio, nel lontano 1991.

Peugeot 106 era una “piccola” city car che voleva essere il vero entry level per il mondo Peugeot, proponendosi come alternativa o punto di congiunzione tra l’allora furoreggiante 205 e l’enfant terrible 206, che sarebbe arrivata nel 1998. Il successo fu incredibile soprattutto tra i giovani, perché Peugeot 106 aveva tutto per farsi amare: prezzo altamente concorrenziale, affidabilità, design moderno ed una incredibile maneggevolezza che l’hanno resa successo commerciale prolungatosi fino al 2003.
Tanto entusiasmo spinse Peugeot ad affiancare al modello base anche delle versioni più “grintose”, come la 106 XSi e soprattutto la 106 Rallye, quella rimessa a lucido adesso, che montava equipaggiamenti tipici delle vetture da corsa in pieno spirito sportivo.
Del resto, è stata protagonista assoluta dell’agonismo, non solo nei Rally ma anche nei rallycross, nelle cronoscalate, e persino sui circuiti: i suoi numeri incredibili, in 22 stagioni di Rally italiani, sono di oltre 50mila volte ai nastri di partenza per quella che è definibile molto semplicemente, l’auto più utilizzata nei rally tricolori!

Per meglio comprendere il ruolo e la longevità di 106, basti pensare che le prime vittorie di un giovanissimo Paolo Andreucci, oggi pilota di punta Peugeot e dominatore del Campionato Italiano Rally, sono state ottenute proprio a bordo di una 106 1.4 del Gruppo A!

Stop alle finte auto storiche!

Sono in arrivo tempi duri per tutti i “furbetti” che spacciavano vetture magari un po’ in là con gli anni per auto storiche. Questa catalogazione permetteva ad auto con 20 anni di età di eludere il pagamento del bollo auto annuale, oltre a godere di una sensibile riduzione sul costo della assicurazione RCA in caso di effettiva circolazione.
Si tratta di una certificazione ai limiti dello scandaloso che sta per esaurire i suoi giorni in virtù della nuova legge di stabilità.

Saranno infatti abrogati i commi di una legge del 2000 che avevano ridotto da 30 a 20 gli anni di età necessari ad un autoveicolo per essere considerato “di interesse storico” e beneficiare delle particolari agevolazioni menzionate, anche in caso di reale utilizzo.
Sono finiti quindi i tempi in cui una vettura datata primi anni ’90, di certo non un particolare cimelio da collezione, poteva girare per strada a costi amministrativi irrisori…pensate che con questo stratagemma il parco macchine in Italia annovera all’incirca 4 milioni di auto considerate “storiche”, una cifra senza alcun riscontro nella realtà perché nella stragrande maggioranza dei casi di tratta solo di vecchi catorci magari anche con scarsa manutenzione!

Pensiamo proprio che, per fare degli esempi, solo una Fiat 500 tenuta come pezzo da museo o una Lancia Beta come quella in foto possano essere privilegiate in tal senso…ma non ci sembra affatto corretto, per dirne una, trovarci di fronte ad una semplice Peugeot 106 (la cui produzione è partita nel 1991) e considerarla pezzo di interesse storico!

Siete anche voi d’accordo? Diteci la vostra!