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Rinasce il Mito di Jeep Wrangler!

Sotto le continue bordate inferte dagli incontrastati dominatori del mercato, quei SUV che hanno imborghesito di molto la guida anche su terreni sconnessi ed accidentati, sembrava che i fuoristrada 4×4 puri si fossero estinti.

Ci ha pensato Jeep a smentire ed annullare questa sensazione, rinnovando un suo modello praticamente eterno come la Wrangler che è ben impresso come icona di vero fuoristrada nell’immaginario collettivo di tutti, sia quando veniva utilizzato negli anni ’40 per gli spostamenti sui campi di battaglia (con il nome di Willys MB) sia quando è diventata strumento di svago e mezzo di esplorazione di boschi e praterie.

I cultori di Jeep Wrangler hanno sempre rappresentato una nicchia, composta da appassionati che mai rinuncerebbero al suo aspetto da “giocattolone” all-terrain, sviluppatosi in una vera e propria cultura giunta anche oltreoceano qui in Europa.
Naturalmente, per riproporre la Jeep Wrangler da queste parti sono stati necessari degli aggiornamenti e delle revisioni per mettersi in linea con le normative più stringenti, eppure l’aspetto esteriore ha salvaguardato tutto il possibile dello schema originario, incluso il telaio a longheroni imprescindibile per ogni vero fuoristradista.

Le caratteristiche per affrontare ogni tipo di terreno ci sono tutte, ma entrambe le versioni (la 2 porte a passo corto e la 4 porte a passo lungo) riescono anche a sfoggiare comportamento stradale ben assestato e guidabilità più urbana, ed anche un livello di comfort a bordo decisamente migliorato, come impongono oggi le tendenze.
Spazio quindi ad un accurato pacchetto per l’infotainment, alla connessione e persino al cambio automatico ad 8 rapporti che contribuisce alla fluidità della guida.
I motori per la Wrangler “europea”, un’icona a stelle e strisce venduta in circa 5 milioni di esemplari in tutto il mondo dal 1987 d oggi sono un turbo benzina 2.0 da 272 cavalli ed un diesel 2.2 da 200 cavalli appositamente messo a punto.



Jeep
però strizza l’occhio al pubblico soprattutto con le infinite possibilità di personalizzazione, per i due allestimenti Sahara – più adatto alla città – e Rubicon, dedicato ai veri fuoristradisti con pneumatici speciali, blocco dei differenziali e trasmissione ad hoc, che la rendono come dicevamo in apertura uno splendido “giocattolo” da grandi.
Il tutto ha però un prezzo di certo nno contenuto, e riservato a chi ha la possibilità di togliersi certi sfizi, con un listino che spazia dai 50mila fino ai 65 mila euro.

 

Il patrimonio del marchio Jeep è la sua forza

Il patrimonio iconico posseduto dal marchio Jeep è, nel panorama internazionale, paragonabile solo a quello di Land Rover. In un mercato nel quale SUV e affini conoscono un’espansione senza precedenti, Jeep incarna il simbolo del classico fuoristrada originale soprattutto negli Stati Uniti, e Sergio Marchionne ne ha ben intuito tutte le infinite potenzialità per ottenerne i migliori ricavi, grazie alla sua posizione già molto ben affermata.


Non è mai stata proposta o segnalata come una politica di “rilancio” come è avvenuto nel caso di Alfa Romeo o per la stessa Fiat, perché non era necessario: l’autorevolezza di Jeep è stata sufficiente, le è solo stata affiancata una fisiologica evoluzione ed espansione della gamma con una cura estrema riservata a modelli cardine quali Wrangler, Cherokee e Grand Cherokee. L’offerta al mercato è stata ampliata verso quei segmenti che più attiravano gli interessi degli acquirenti e che risultavano ancora “scoperti”, sfruttando un piano gestionale ed industriale articolato e capace di ottimizzare risorse, strategie e sinergie con gli altri marchi del Gruppo FCA.

È stata la forza stessa insita nel brand, con un prestigio mai tramontato o venuto meno, a metterlo in posizione di privilegio: era l’unico in grado di competere con gli altri “grandi”, e lo ha fatto moltiplicando i volumi di vendita – più che quadruplicati negli ultimi 10 anni! – e raggiungendo anche settori più popolari ad esempio con proposte come la Renegade, il cui successo planetario si deve proprio a quei mercati dove i SUV “oversize” sono marginali e si preferiscono le forme più compatte.
Nel frattempo i modelli chiave perché maggiormente costitutivi dell’identità del marchio si sono evoluti, sono stati aggiornati, ma sempre rispettando i voleri dei fedelissimi. Si pensi alla Grand Cherokee in versione estrema Trackhawk, destinata ai pochi capaci di permettersi prestazioni fuori dal comune come quelle assicurate da un motore 6.2 da 700 cv, eppure rappresentativa dell’evoluzione del marchio senza nessun tradimento delle sue vocazioni fuoristradistiche.

Il futuro del marchio Jeep


Il futuro di Jeep è con ogni probabilità rappresentato da un ulteriore allargamento della gamma per un’offensiva ancora più serrata e a tutto campo. Nel 2019 arriverà un inedito (almeno per i mercati europei) pick-up dalla vocazione fortemente Premium, ma soprattutto è in progetto l’elaborazione della cosiddetta mini Jeep, probabilmente sviluppata a partire dal concept della Panda 4×4 e verosimilmente concepita come evoluzione del progetto congiunto Renegade/ Fiat 500X portato avanti nello stabilimento di Melfi.
In questo caso però siamo ancora nel campo delle ipotesi, perché molto dipende anche dalle sorti dello stabilimento di Pomigliano e degli altri ancora operativi in Italia.
La costante ascesa del mitico marchio non è però minimamente in discussione, e raramente abbiamo assistito a cure così efficaci in una strategia industriale rivolta al settore automotive!