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Ecotassa in vigore da oggi: chi paga, e quanto?

Scatta oggi in tutta Italia ed in tutta la sua detestabilità la tanto annunciata ecotassa di circolazione o ecotassa auto, un’imposta volta a colpire le auto più inquinanti ed i loro proprietari, anche se per fortuna solo al momento dell’acquisto, essendo da versare una tantum.

La manovra economica, su esplicita richiesta dell’Unione Europea, ha dovuto subire una profonda revisione rispetto a come era inizialmente stata concepita soprattutto per il meccanismo bonus-malus che in essa era incluso.
La versione definitiva ed approvata ha così coinvolto solo le super-car, le auto di lusso ed i SUV, lasciando in pace vetture di piccola cilindrata (ad esempio Panda, Ka ed altre) che in un primo momento sembravano interessate dalla manovra: fortunatamente ha prevalso il buon senso, e le city-car oltre ai segmenti più “modesti” non sono stati inclusi.

In più, la manovra ha anche confermato in via definitiva il bonus per chi acquista auto a più bassi livelli di emissioni, una cifra che nel caso di veicoli ibridi ed elettrici arriva fino a 6.000 €.

Chi deve pagare l’ecotassa

Il gettito aggiuntivo che entrerà nelle casse statali, stimato intorno ai 300 milioni di € per l’anno in corso ma destinato a crescere in seguito servirà proprio a finanziare il meccanismo degli ecoincentivi sui quali tutti i principali marchi stanno basando le campagne pubblicitarie per attrarre i clienti con corposi sconti.
Come abbiamo detto, ad essere colpiti sono soprattutto gli acquirenti dei SUV, non tanto in base al valore di acquisto della loro automobile quanto nella misura relativa all’impatto che essa ha sull’ambiente. A tale proposito è stata stilata un’apposita tabella impostata su 4 scaglioni specifici, con la sovrattassa che scatta a partire da un livello di emissioni pari a 160 g/km di CO2.

La tabella scaglioni dell’ecotassa

 

  • Da 160 e fino a 174 g/km di CO2 l’importo fissato è di 1.100 €;
  • Sopra i 175 e fino a 199, la tassa ammonterà a 1.600 €;
  • A partire da 200 e fino a 249 g/km di CO2, si sale fino ad una tassa di 2.000 €;
  • Infine, i veicoli che superano i 250 g/km di CO2 sono i più penalizzati, con una tassa pari a 2.500 €.

I valori che faranno testo ai fini della determinazione dello scaglione di appartenenza possono essere reperiti sulla carta di circolazione del veicolo alla voce V7, e sono stati rilevati secondo il ciclo NEDC (anche se a tal proposito non si comprende bene perché non sia stato preso in considerazione il nuovo protocollo WLTP).

Il restringimento della platea ai soli SUV ed auto di lusso comporterà ovviamente anche un contenimento di coloro che potranno accedere al cosiddetto ecosconto o ecobonus.

Chi può usufruire dell’ecobonus?

Anche nel caso dell’emendamento alla manovra sul fronte bonus è stata stilata una tabella di riferimento per conoscere gli importi.
Vetture con emissioni comprese tra 70 e 90 g/km di CO2 avranno accesso ad un bonus di 1.500 €, che sale a 3.000 € nel caso di emissioni di CO2 comprese tra i 20 e i 70 g/km (ad esempio, la Toyota Yaris 1.5 Hybrid, per darvi un’idea più chiara); l’incentivo più elevato e pari come detto a 6.000 € riguarderà veicoli particolarmente virtuosi con emissioni comprese tra 0 e 20 g/km di CO2, ovvero tutte le auto elettriche e poche altre.

Le reazioni restano contrarie

Il settore automotive, nonostante queste sostanziali modifiche apportate alla manovra rispetto alla sua versione iniziale, ha mantenuto comunque una valutazione negativa sulla manovra nel suo complesso.
Associazioni di categoria quali la Federauto, l’Anfia e l’Unrae si sono mantenute scettiche su una tassa che hanno paragonato al Superbollo, aggiungendo la critica sulla inefficacia dal punto di vista dell’inquinamento.
Viene semplicemente considerato un nuovo, ulteriore gravame fiscale che in più metterà in difficoltà sia il bilancio statale che il settore dell’occupazione.
Viene portato come esempio la minaccia da parte del Gruppo FCA di una revisione del piano industriale riservato agli stabilimenti italiani per i prossimi 5 anni nel caso di approvazione dell’ecotassa nella sua prima versione, anche se nessun commento è giunto dallo stesso Gruppo, almeno per ora, sulla versione entrata in vigore.

La Nuova Mazda CX-3 prosegue sulla strada del termico

Chi credeva che il cosiddetto “dieselgate” mettesse la parola fine o quantomeno ridimensionasse in maniera sostanziale la produzione di motori a gasolio è stato costretto a rivedere le proprie previsioni dall’impulso che numerosi marchi anche generalisti hanno impresso a questo tipo di propulsori nella loro gamma.
Input decisivo è stato senza alcun dubbio il varo del nuovo e più rigoroso Protocollo WLTP che ha costretto i veicoli a controlli più severi ed attendibili, in condizioni più aderenti a quelle che realmente si affrontano su strada, e non rese quindi “asettiche” dalle misurazioni effettuate in laboratorio.


Mazda conferma la sua indole di marchio che ama viaggiare in “controtendenza”, e gioca quindi d’anticipo con la sua nuova CX-3 che rispetta già tutti i parametri che andranno in vigore in questo 2019, per un SUV compatto destinato a competere in un segmento che nella sola Europa rappresenta il 15% delle vendite, e lo fa senza tener conto dell’impegno di altri marchi verso l’ambita definizione zero emissioni perché il suo nuovo motore diesel 1.8 da 115 cavalli (che sostituisce in toto quello 1.5 da 105 cavalli) sa dimostrarsi un propulsore pulito, brillante e conveniente, sviluppato secondo un know-how che tiene perfettamente conto delle normative Euro 6.2 d-Temp per assicurare basse emissioni e consumi contenuti. Le stesse virtù sono possedute dalle due motorizzazioni benzina, denominate Skyactiv G 2.0 in versioni da 121 o 150 cavalli.

Secondo Mazda il parco di autovetture circolanti è destinato a restare, almeno per altri 15 anni, composto in prevalenza da veicoli spinti da un motore tradizionale di tipo termico. Gli automobilisti infatti sembrano ancora scettici, nonostante i progressi compiuti dal processo di elettrificazione, riguardo l’impegno degli enti e dei comuni nel mettere a disposizione adeguate infrastrutture e postazioni di ricarica, e proprio a loro la Mazda CX-3 offre il motore con il più basso rapporto di compressione al mondo.
Non ci sentiamo di dare del tutto torto alla casa giapponese perché, dati alla mano, le emissioni di CO2 totali che vanno ad impattare sull’ambiente provengono per appena il 10% o poco più dal settore automotive, che troppo spesso viene demonizzato in maniera superiore rispetto alle sue reali colpe.
Si è quindi preferito lavorare, e sodo, sullo sviluppo di tecnologie di propulsione tradizionali, ma capaci di ottimizzare gli effetti della combustione, piuttosto che investire troppe risorse in una tecnologia come quella elettrica che al momento presenta ancora dei grossi interrogativi.

Mazda CX-3 non è comunque stata rivoluzionata soltanto sotto il cofano, perché si presenta con un incisivo restyling che pur mantenendole dimensioni compatte (4,28 metri di lunghezza, 1,72 metri di larghezza ed un’altezza di 1,53 metri da terra) è comoda, confortevole e perfetta anche per lunghi viaggi.
Sono state sviluppate tecnologie di bordo che migliorano la trazione e la resa, per una vettura che si rivela coinvolgente e dall’aspetto velatamente sportivo ma con un abitacolo che è stato sottoposto a sensibili ritocchi sul fronte dell’insonorizzazione, anche a regimi sostenuti.


I prezzi di listino arrivano a 23mila euro per la versione diesel, ma includono un valore garantito dell’auto fino a 3 anni come ulteriore invito a fidarsi: ci sarà davvero da divertirsi nell’assistere a questa sfida senza quartiere lanciata alle concorrenti!

 

La nuova Toyota Rav4 Hybrid svolta verso l’ecologico

Il concetto stesso di Sport Utility Vehicle ha subito, sin dal lancio del primo Toyota Rav4 nel 1994, una vera rivoluzione copernicana. Si trattò all’epoca della trasformazione di un classico fuoristrada in un veicolo molto più trasversale, grazie alle moderne tecnologie ad esso applicate.

Adesso Toyota Rav4 giunge alla sua quinta generazione e si mantiene fedele alla sua filosofia di soluzione adatta a tanti automobilisti (8 milioni e rotti di esemplari venduti non sono certo cifre da soli fuoristradisti) e vede l’adozione della motorizzazione ibrida, opzione che sta facendo le fortune del costruttore giapponese senza alcun dubbio di sorta.
È calibratissimo il tempismo con il quale Toyota propone come unico propulsore per il suo nuovo Rav4 il Powertrain Full Hybrid Electric, ed indica l’intento di cavalcare in pieno la new-age elettrica ed il generale, diffuso bisogno di una transizione energetica verso una mobilità più sostenibile.

Tra i grandi marchi generalisti va di certo riconosciuta proprio a Toyota la palma di chi per primo ha creduto in maniera convinta nell’elettrico, sin dal debutto della Toyota Prius nel 1997. Il Rav4 è stato totalmente rinnovato per il suo rilancio, dal design alle tecnologie digitali di bordo, ed essere spinto da questo motore che combina il 2.5 a benzina con la propulsione elettrica (per 222 cavalli complessivi) è componente di tale completo passo avanti.

Il modello è stato perfettamente studiato per offrire non solo eleganza, ma anche dinamismo ricco di comfort: si muove agilmente nel traffico urbano pur essendo lunga 4,60 metri, e nei passaggi autostradali o nelle lunghe traversate risponde con eccezionale prontezza, per poi mostrare ovviamente tutta la sua reattività nell’off-road con la modalità di guida Trail ed i supporti elettronici che agiscono sui percorsi a bassa aderenza.
C’è di inedito il linguaggio stilistico degli esterni, funzionale all’integrazione di questo modello nel gusto contemporaneo. Nell’abitacolo poi si è lavorato moltissimo per accrescere le sensazioni di qualità percepita, e gli interni sono curatissimi nei materiali, molto meno spartani rispetto al passato, ed offrono comfort a tutti gli occupanti con spazi ampi e ben distribuiti.

A completare la tecnologia per questo modello di svolta della gamma Toyota troviamo un pacchetto di sistemi di sicurezza attiva e passiva e di assistenza alla guida completissimo, il Toyota Safety Sense 2.0 previsto di serie su tutti gli allestimenti, un altro tassello della strategia che punta a mantenere il suo record di SUV più venduto al mondo anche in quest’epoca di profondi cambiamenti del modo stesso di intendere non solo l’auto, ma anche il suo possesso.

 

Toyota Yaris Hybrid 1.5, perché conviene sceglierla

Fino ad alcuni anni fa, le auto ad alimentazione ibrida erano considerate solo mosse stravaganti ed “esotiche”, scelte di rottura che ben poco tenevano conto della concretezza.
Lo scenario è lentamente cambiato, e i marchi che hanno creduto nelle versioni ibride elettriche dei propri veicoli e ne hanno monitorato con attenzione l’andamento hanno ricevuto piacevoli sorprese.

È il caso di Toyota, che insieme all’aggiornamento dello stile e delle caratteristiche della Nuova Yaris ha confermato il coraggio nell’insistere sulla sua versione Hybrid, quella con il nuovo motore 1.5.
Il nuovo look della Yaris si presenta con un fascione anteriore più ampio, e con degli interni che sono cresciuti in maniera sorprendente in termini di funzionalità e qualità al servizio degli occupanti.

Ciò su cui puntano però in maniera più netta in casa Toyota è la caratteristica di una scelta segnalata come ormai inevitabile, quella di un’auto capace di essere silenziosa anche quando è in moto e che azzera le emissioni senza mai essere soggetta a limitazioni di traffico quando salgono i livelli di allerta nei diversi comuni per le polveri sottili.

La gamma Toyota Hybrid è interamente e al 100% omologata secondo il protocollo WLTP, con motori già Euro 6.2 per proporsi come alternativa decisa, affidabile ed anche emozionante alle classiche city-car, perché permette di guidare per oltre il 50% del tempo in città in modalità elettrica e senza necessità di ricarica.
Il motore 1.5 da 4 cilindri e 111 cavalli spinge con brio ed in maniera omogenea, senza scossoni, ma è tutta la meccanica ad essere stata tarata in maniera da ridurre sensibilmente i rumori percepiti a bordo per una qualità che porta in maniera molto spontanea a guidare seguendo uno stile fluido.

Molto apprezzato il Toyota Safety Sense, il nuovo pacchetto di sistemi di sicurezza attiva progettato per escludere ogni rischio per conducente, passeggero ed anche pedoni. A basse velocità le collisioni sono praticamente escluse, mentre a velocità più sostenute viene comunque ridotta la gravità di qualsiasi urto con tecnologie attive di prevenzione.

Stile, comfort e massimo controllo si riflettono anche in un abitacolo particolarmente tecnologico ed impostato per essere multi-tasking. È in assoluto una vettura da tenere nella massima considerazione, specie nell’ottica degli ecobonus ed ecoincentivi previsti per le auto a bassissime emissioni.

Viaggio nell’universo Crossover!

La vera moda degli ultimi anni in fatto di automobili è molto più di un semplice trend passeggero, dal momento che sin dai primi anni 2000 la crescita del cosiddetto segmento Crossover è stata continua ed inarrestabile.
Anno dopo anno la percentuale globale delle vendite si è attestata su cifre sempre più alte, a dimostrazione di un fenomeno in costante ascesa e divenuto protagonista di tutti i listini, ma che stupisce per la sua trasversalità all’interno del mercato.

Le innovazioni dei Crossover

Del resto, Crossover significa proprio questo: mescolare, incrociare, fondere stili diversi per creare qualcosa di nuovo ed inedito, ed ogni campo di applicazione di una simile tecnica ottiene risultati che rompono le convenzioni.
Vengono messi insieme, ad esempio nella musica, generi e criteri all’apparenza inconciliabili, con creatività e alla ricerca di contaminazioni capaci di sbalordire: le basi sono quelle già note, ma poi il risultato finale sa essere spiazzante ed accattivante!

Anche per il settore dell’auto valgono gli stessi principi: la ricerca di un nuovo senso pratico, per offrire soluzioni di mobilità alternative e adatte ad ogni occasione, è stata la piattaforma di lancio per questa nuova concezione dell’automobile. Il Crossover è infatti eredita dalle berline e dalle Station Wagon comfort ed affidabilità anche per le lunghe percorrenze, aggiungendo una posizione di guida sopraelevata che tanto contribuisce a costruirne il fascino.
Dalle dimensioni generalmente compatte pur se generose, è pensato per destreggiarsi con agilità nel traffico urbano ma anche per far percepire sicurezza nel fuoristrada o in lunghe tratte; con la cintura alta e i progetti dal design sempre grintosi, sa accontentare tutti, dai più giovani alle donne, passando per gli automobilisti più scafati a quelli per certi versi “autoreferenziali”. Intendevamo proprio questo quando accennavano a un pubblico trasversale!

Crossover, tutti i fattori vincenti

C’è poi un altro punto a loro favore, l’eccezionale cura per la funzionalità e l’efficienza a livello di consumi ed emissioni che viene messa in campo da tutti i marchi.
Le tecnologie integrate a bordo, inoltre, sono sempre più avanzate, perché la parola d’ordine è la soddisfazione delle esigenze. Un Crossover deve saper essere versatile e spazioso, agile ma sicuro, grintoso eppure parco nei consumi per vincere le sfide su un mercato che sta sforzandosi per un’evoluzione in chiave ambientalista. Lo dimostra anche la propensione degli automobilisti a scegliere questi Crossover con motorizzazioni diesel, considerato che oltre l’80% delle immatricolazioni ha questo tipo di propulsori.
Le stime prevedono che, nel corso dei prossimi anni, il numero di modelli di Crossover in vendita sforerà il tetto dei 100, a testimonianza di un coinvolgimento sempre maggiore da parte di tutti i marchi in maniera indistinta.

Vantaggi economici dei Crossover

Un punto di forza di questo tipo di veicoli che non tutti prendono sempre in considerazione è l’aspetto economico legato al mercato dell’usato.
I clienti “Business” che realizzano e mobilitano flotte aziendali ne traggono enormi vantaggi, perché il valore residuo dell’usato anche dopo 3 o 4 anni di vita del veicolo è mediamente più alto per i Crossover che per altre tipologie di vetture.
Una quotazione spesso molto sostenuta e che riesce ad essere tale perché la richiesta del mercato è insistente, e permette di abbattere i costi di un’azienda ma mette anche il privato in condizioni di serenità al momento dell’acquisto. Un bene acquistato a caro prezzo, anche nel caso di finanziamenti, e che può essere rivenduto o dato in perdita con un’ottima valutazione, offre maggiori garanzie!

Scooter per disabili, una guida alla scelta

Il nostro blog come ben sapete tratta un range di argomenti tutti incentrati sui motori in genere e sulle novità nel mondo delle quattro ruote ma anche nell’affascinante settore delle due ruote, come moto o scooter.
I nostri approfondimenti riguardano spesso anche le evoluzioni della tecnica e della tecnologia e non solo gli aspetti estetici: oggi abbiamo pensato di dire la nostra su degli strumenti virtuosi e che sempre più spesso vediamo circolare sulle strade urbane!

scooter per disabili

Gli scooter per disabili, strumenti di libertà

Stiamo parlando degli scooter per disabili, mezzi di trasporto appositamente progettati per consentire a chi soffra di difficoltà nella deambulazione, ad esempio a seguito di acciacchi dovuti all’età o a disabilità permanenti, di riconquistare una piena autonomia senza più essere costretti a chiedere aiuti dall’esterno, e li vogliamo analizzare tecnicamente perché è l’aspetto che più ci incuriosisce.
Pur essendo dei veicoli a tutti gli effetti, spinti da una batteria elettrica e capaci di superare pendenze fino al 20% con autonomia che raggiunge, a seconda dei modelli, anche i 60 km, questi scooter sono soggetti all’articolo 190 del Codice della strada: ciò significa che sono equiparati ai pedoni e pertanto non necessitano né di bollo governativo né di assicurazione RCA.

L’introduzione di questi scooter elettrici per disabili ha rivoluzionato il mondo dei trasporti, mettendo a disposizione di categorie svantaggiate dei mezzi di spostamento sicuri ed all’avanguardia, che vengono proposti in tantissime varianti, a 3 o 4 ruote in base alle esigenze, con in più la possibilità di scegliere anche il modello secondo la “capienza” necessaria, ovvero lo spazio a bordo per ospitare effetti personali o oggetti da trasportare.

Quanto costa uno scooter per disabili?

Qualche riga la vogliamo anche sfruttare per sottolineare vantaggi ed agevolazioni economiche e fiscali alle quali chi acquista questo tipo di scooter per disabili ha accesso.
In primo luogo, l’IVA agevolata al 4%, in quanto classificati come ausili medici; e poi, la possibilità di detrarre dall’IRPEF il 19% della spesa sostenuta, sempre in virtù dello status di ausilio medico.

È completamente fuori strada quindi chi considera gli scooter elettrici per anziani e disabili dei “lussi” riservati solo a facoltosi: riconquistare una propria indipendenza e migliorare quindi la propria qualità della vita è alla portata di chiunque abbia spirito di iniziativa e caparbietà!

Nuova generazione di Nissan Leaf, sorprese a zero emissioni

Il processo, o anzi la marcia di avvicinamento verso l’obiettivo auto elettrica e a zero emissioni in sostituzione di quella a combustibile tradizionale e fossile – quindi esauribile – sembra aver assunto, dopo un’epoca di tentennamenti, dubbi e perplessità, una nettissima svolta in accelerazione.
I meriti vanno ovviamente ascritti alle migliorie ed al progresso in fatto di batterie, del loro peso e volume ma soprattutto della loro tecnologia che ne ha migliorato resa e durata, inclusi i tempi di ricarica, rendendole anche più accessibili sotto l’aspetto economico.
L’auto elettrica più venduta al mondo e di certo la più celebre è la Nissan Leaf, ed a testimoniare questo successo ci pensa il debutto della sua seconda generazione che introduce delle sostanziose novità tecniche tutte da scoprire.

I punti di forza di Nissan Leaf

La forza di un’auto che procede emettendo soltanto un sibilo e sfruttando energia che in molti casi è addirittura ottenuta grazie alle mega turbine che accumulano l’energia del vento è sotto l’aspetto simbolico realmente enorme, eppure non è l’unica posseduta da questa Nissan.
La nuova Leaf è un’auto ancora più flessibile della precedente versione, perché è in grado di offrire modalità di guida inedite e piacevoli: segnaliamo tra queste la tecnologia ProPilot, che in totale autonomia mantiene in autostrada la vettura al centro della corsia ed alla giusta distanza di sicurezza dal veicolo che precede, con in arrivo anche la funzione di cambio corsia con sorpasso, ulteriore chicca tecnologica che potremo ammirare all’opera tra qualche mese.

Quella che però stupisce è la modalità e-Pedal, che consente di gestire l’accelerazione con il classico pedale e la frenata semplicemente rilasciando lo stesso, in modo graduale o più deciso se le circostanze lo richiedono. È necessario fare un po’ l’abitudine a questo stile di guida, ma una volta che si è presa la mano tutto diventa fluido e scorrevole! Se il pedale viene rilasciato di scatto si accendono in automatico le luci posteriori intermittenti di segnalazione, ma resta in ogni caso attivo e funzionale il classico pedale freno.

L’autonomia di Nissan Leaf

Veniamo alle più comuni note dolenti delle auto elettriche, l’automonia di marcia a ricarica completa. Nissan dichiara 270 km sul misto e addirittura 415 nel ciclo urbano, ed anche se i test che l’hanno messa alla frusta hanno rivelato qualcosina in meno, va detto che per l’uso urbano quotidiano una ricarica totale è più che sufficiente.
Cambiano le prospettive sui tracciati più impegnativi o per le lunghe traversate, ma si può affermare tranquillamente che al prezzo di partenza di 33mila € il compromesso è molto più accettabile che in passato.
Tra l’altro Nissan ed Enel hanno messo a punto una sinergia che include nel prezzo una smart box di ricarica per ben 1.350 kWh.

Stiamo entrando probabilmente nella nuova generazione delle auto elettriche, verso un mondo a zero emissioni!

 

Skoda Octavia Wagon G-TEC ci ha fatto innamorare!

Tutti noi della redazione di NonSoloAutomobili siamo animati da una sincera predilezione per i veicoli ad alimentazioni alternative, ed in particolare quelli spinti da motori a metano o GPL, e non lo abbiamo mai nascosto. Amiamo il mondo dei motori, certo, e tutte le novità sul mercato dell’auto attirano la nostra attenzione anche quando si tratta di esaltarne caratteristiche estetiche o prestazionali, ma quando si devono fare i conti con i consumi e con il portafogli, un’auto spinta da un carburante infinitamente più economico dei tradizionali benzina e diesel si rivela essere il più “umano” dei progetti nella sua pragmaticità!

Secondo le statistiche di vendita, l’unica essenziale maniera per tastare il polso al mercato dell’auto, una delle auto più vendute in Europa nel segmento C categoria Wagon è la Skoda Octavia: la casa della Freccia Alata, da tempo nel gruppo Volkswagen, cavalca l’onda di questo successo proponendo la nuovissima Octavia G-TEC con motore bi-fuel a metano da 1.4, riuscendo a coniugare prestazioni degne di nota con dei costi di gestione realmente irrisori, inferiori per consumi di circa due terzi rispetto alla tradizionale benzina!

La forte necessità di risparmio sta favorendo la diffusione in Italia di numerosi distributori di questo carburante naturale, che al momento sono più di 1.000, e del resto programmare i rifornimenti facendo sempre il pieno di metano è realmente molto semplice!
Skoda Octavia Wagon G-TEC non ha nel mirino un pubblico che voglia dall’auto un aspetto futurista o dal design di impatto: sa mantenere un profilo basso presentandosi comunque in maniera molto curata e funzionale anche nell’abitacolo, ma bada soprattutto alla praticità ed alla sostanza.
A bordo c’è spazio in quantità, l’ampio e confortevole abitacolo è in tipico stile Volkswagen anche per le dotazioni di infotainment e controllo generale delle funzioni del veicolo.

La scintilla che ci ha però fatto innamorare della Octavia Wagon in questa versione è la piccola spia verde CNG, che sta per Compressed Natural Gas: immaginate cosa voglia dire accendere il motore, scoprire che il serbatoio di metano è pieno al pari di quello alternativo a benzina, e ricevere così l’informazione che da quel momento l’autonomia è di oltre 1000 km!
E le prestazioni sono di tutto rispetto, il motore 1.4 da 110 cavalli fa dimenticare del tutto la minore esplosività del metano e risponde anche con un buono spunto.
Inoltre, la dotazione di sistemi di sicurezza posiziona Skoda Octavia Wagon G-TEC in buona concorrenza con altri veicoli di pari livello: troviamo il Lane Assist, il Cruise Control, ABS ed ESC ma anche Start&Stop ed una serie di indicatori che ci suggeriscono il modo più “ecologico” di guidare.

Divertente e ben fatta, solida ed affidabile, ed in più molto capiente: non si riesce ad immaginare di meglio se si bada esclusivamente alla concretezza, per un veicolo che ha consumi bassissimi, prestazioni soddisfacenti ed un buon apparato di comfort, comodità e sicurezza, e parte da un prezzo di listino di 19.500 €. Non sono assolutamente tanti, fidatevi: dopo un po’ di tempo in cui la sosta rifornimento diventerà per voi economica e poco frequente, vi renderete conto di aver fatto l’affare della vita!

Gli autobus che hanno fatto la storia

Forse non tutti sanno che tra qualche anno l’autobus spegnerà 200 candeline. Il primo autobus, infatti, mosso da un motore a vapore, venne brevettato dall’inglese Julius Griffith nel 1821. La successiva invenzione del motore a scoppio a metà ’800 ne determinò la diffusione sulle strade di tutto il mondo.

L’autobus non ha semplicemente contribuito a scrivere la storia dei mezzi di trasporto, ma è stato sia il protagonista di eventi che hanno cambiato la storia dell’uomo, sia di film che hanno fatto la storia del cinema.
Era il 1 dicembre 1955, quando Rosa Parks, una donna afroamericana, in piena epoca di segregazione razziale, si rifiutò di cedere il posto ad un uomo bianco su un pullman dell’Alabama e fu arrestata.
I disordini conseguenti al suo arresto avviarono il processo di parità razziale nello stato americano e nel resto degli USA.


L’autobus numero 142, il “magic bus”, ha invece ispirato “Into the Wild” il libro di Jon Krakauer da cui Sean Penn nel 2007 ha tratto l’omonimo film. Un vecchio bus abbandonato in un angolo dell’Alaska selvaggia, originariamente impiegato per trasportare i braccianti di una miniera. Ignorato fino al 1992, la sua esistenza fu casualmente scoperta da Chris McCandless, un ragazzo cresciuto nei sobborghi di Washington che decise di abbandonare ogni agio alla ricerca di una nuova vita.


Venendo all’attualità, l’autobus è anche il protagonista di un fenomeno di costume che dalla moda ad altri settori, si sta prepotentemente affermando in questi tempi: la (ri)scoperta del vintage. Numerosi, infatti, sono ormai i casi di vecchi autobus destinati alla rottamazione trasformati in qualcosa di nuovo e originale. Si va dalla loro ristrutturazione ad opera di architetti che li convertono in veri e propri cottage su ruote ai casi di autobus che ospitano al loro interno boutique o attività commerciali di altro genere. Questo fenomeno di reimpiego di vecchi mezzi di trasporto riguarda anche il recupero e la rimessa in strada di autobus d’annata.


È il caso dello storico Mercedes 0303 acquistato e rimesso a nuovo dalla D’Agostino Tour, nota azienda di noleggio pullman a Napoli, impiegato per il trasporto dei passeggeri che vogliono partecipare alle gite in costiera sorrentina organizzate dalla ditta. Un modo diverso per andare a visitare Sorrento e le altre bellezze della costiera, gustando un viaggio dal sapore retrò e d’annata.

Il carisma di Nuova Toyota Yaris

Quando sul finire degli anni ’90 Toyota invase l’Europa con la Yaris, la soprannominò “il piccolo genio” ed in effetti fu una vettura geniale e di rottura degli schemi che ha scavalcato il millennio con un successo crescente anche per i suoi restyling.

A crescere sono state anche le misure, al punto che oggi la “generazione 3.5” di Yaris è lunga quasi 4 metri ed è quindi ben distante dal poter essere definita semplice city car, ma ha acquisito numerosi pregi in fatto di comfort di bordo e personalità.
La comodità dell’ultima versione fa pensare quasi ad una berlina, per sfidare al meglio le concorrenti, e questo restyling è molto più di un semplice make-up perché oltre 1.000 componenti sono state interamente ridisegnate.

Spicca senza dubbio il frontale con la firma ad “X“, che abbiamo imparato ad apprezzare sulla nuova Toyota Aygo: si tratta di una conferma di un family feeling molto intrigante e grintoso, che rende immediatamente riconoscibile la Yaris.
A proposito, a bordo c”è anche un po’ di Italia e la cosa non ci dispiace affatto: il suo design è infatti stato firmato da Elvio D’Aprile.

Quanto ai propulsori, la Nuova Yaris ne propone 4, tra cui la nuova versione rivista e corretta del 3 cilindri che è stato reso meno rumoroso con una riduzione delle emissioni ed anche più economico, specie se abbinato allo Stop&Start.

Non sarà più “piccola”, ma Yaris resta sempre una vettura geniale!