Breve storia del Maggiolino che va in pensione

È una storia molto lunga quella del Maggiolino Volkswagen, che prende le mosse addirittura dall’epoca della Germania nazista. Fu lo stesso Hitler a desiderare di rendere l’automobile in generale più accessibile e non un privilegio riservato a pochi, trasformandola per l’appunto in auto del popolo ovvero Volkswagen, anche se all’inizio il suo nome fu KDF-Wagen.
Obiettivo era quello di raggiungere la “forza attraverso la gioia” come sintetizzava la sigla del dopolavoro tedesco di quei tempi, con un progetto che – nato sotto l’egida della svastica – non ha inizialmente attecchito proprio a causa della guerra. Nei decenni successivi i mutati scenari gli hanno però permesso di crescere ed evolversi diventando una vera world car, una delle auto più amate del mondo, con una diffusione strepitosa e una altrettanto concreta influenza sui costumi della società.

Il secondo passaggio di questa storia fuori dal comune è rappresentato dal suo vero rilancio e dalla vera esplosione del suo fenomeno: la fabbrica della cittadina di KDF-Stadt, diventata dal 1945 Wolfsburg, inizia a produrre in serie un veicolo che si fa forte di 3 caratteristiche essenziali e fuori dal comune che messe insieme ne favoriscono le potenzialità infinite:

  • un motore boxer a 4 cilindri raffreddato ad aria
  • un robusto telaio a piattaforma che supporta una carrozzeria di eccezionale aerodinamicità
  • affidabilità ai vertici, assicurata dalla sperimentazione in ambito bellico

La produzione raggiunge così in breve tempo le 10.000 unità e la sua esportazione non sembra più un miraggio, anzi, diventa lo strumento che ne moltiplica il successo, prima nei Paesi Bassi e successivamente addirittura negli Stati Uniti, dove la sua originalità attecchisce smentendo ogni previsione se si pensa agli standard delle auto statunitensi.

L’espansione di quello che in Germania viene chiamato Kafer, ossia scarabeo, è vertiginosa, e raggiunge ben 29 paesi nel 1951 (questa cifrà arriverà addirittura a 140) mentre nel 1955 si celebra addirittura il milionesimo esemplare prodotto.

Anche l’Italia rientra nel programma di espansione, e sin dal 1954 sul nostro mercato si impone con il suo look così sbarazzino un modello come il Maggiolino, che pur costando di più rispetto alle utilitarie nostrane dell’epoca ed essendo persino inferiore ad esse in termini di prestazioni pure, viene amata non solo per l’aspetto insolito ed accattivante ma anche per la sua comprovata longevità, per la qualità costruttiva e da molti anche per la disinvoltura con cui sa muoversi anche su terreni più accidentati e sconnessi.

I suoi pregi la trasformano in un’auto apprezzata a qualsiasi latitudine, rendendola nei decenni a seguire un modello a diffusione planetaria in qualsiasi continente. Dieci milioni di esemplari nel 1967, addirittura 15 milioni nel 1972 testimoniano come Maggiolino, da piccola intuizione, sia diventato una mania con pochissimi rivali, e naturalmente il progresso della tecnica e delle tecnologie di produzione hanno permesso di aggiornare i vari modelli rendendoli ancora più confortevoli e riccamente equipaggiati, spingendo verso l’alto anche potenze disponibili e cilindrate.
Continua ad essere una delle auto più amate al mondo anche quando viene introdotta una variante iconica come la sua versione cabrio (per intenderci, quella guidata dal personaggio di un fumetto storico come Dylan Dog, a testimonianza della sua influenza nella cultura occidentale) mentre il 1970 è l’anno in cui debutta una versione dal frontale allungato, al quale viene subito appioppato l’affettuoso nome di Maggiolone.

La prima Volkswagen messa in commercio continua ad essere presente nella gamma anche quando si affacciano nuovi modelli Volkswagen che faranno anch’essi la storia come Passat o Golf, e la sua epopea prosegue fino al 2003.

Non riscuote lo stesso successo la rivisitazione in chiave retrò  al debutto nel 1997 e chiamata New Beetle, che viene accolta tiepidamente in Europa e con un po’ di entusiasmo in più negli Stati Uniti. La sua seconda serie, introdotta nel 2011 ad immagine e somiglianza del fenomeno iniziale, uscirà definitivamente di scena e produzione l’anno prossimo con un pensionamento dettato dell’evolversi del gusto e della moda, che calerà il sipario sulla storia di una delle auto più iconiche mai prodotte e che continuerà però ad essere oggetto di attenzioni, ne siamo certi, da parte dei collezionisti.

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