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Bollo auto: per quanto tempo conservare la ricevuta del pagamento?

A meno che un automobilista e la sua auto non rientrino in specifiche categorie di esenzione, è obbligatorio ogni anno il pagamento del bollo auto, con importi stabiliti in base a specifiche tabelle che non dipendono in nessun modo né da quanti chilometri si percorrono né dall’eventuale mancato uso del veicolo.

È sufficiente il possesso dell’automobile per dover pagare questa imposta, che deve essere corrisposta alla regione di appartenenza in base alla destinazione d’uso del veicolo ed ai suoi dati tecnici quali peso, portata e potenza.
Per il mancato pagamento ci sono delle specifiche sanzioni e degli interessi di mora che crescono in base al ritardo accumulato, e l’onere della prova dell’avvenuto pagamento spetta solo ed esclusivamente al proprietario dell’auto. Ci vogliono dei documenti scritti che siano incontestabili, ovvero la ricevuta dell’avvenuto pagamento del bollo auto.

L’automobilista che abbia regolarmente versato il tributo dovuto è tenuto a dimostrarlo in caso di controlli o di errate segnalazioni da parte degli enti preposti, per cui deve conservare la sua ricevuta in qualsiasi modo l’abbia ottenuta.

Tempi di conservazione ricevuta bollo auto

Regione ed Agenzia delle Entrate possono sempre compiere degli errori, e di conseguenza l’abitudine di conservare con cura tutte le ricevute dei pagamenti effettuati si rivela preziosa ed in alcuni casi può mettere al riparo da fastidiosi grattacapi.
A tutela dell’automobilista c’è un limite temporale oltre il quale Regione ed Agenzia delle Entrate non possono spingersi nei confronti dei pagamenti pregressi, e tale limite è fissato in 3 anni ma con un termine che decorre a partire dal 1 gennaio dell’anno successivo a quello della scadenza del bollo dovuto.
Per questo lasso di tempo l’automobilista è tenuto a conservare la ricevuta o l’attestazione di avvenuto pagamento, in qualsiasi modo lo abbia effettuato.

Come si paga il bollo auto

Le strade in questo senso sono molteplici, dalle tabaccherie abilitate agli sportelli o bancomat degli istituti di credito fino a quelli di Poste Italiane o altri canali relativi ai pagamenti pagoPA indirizzati alle pubbliche amministrazioni per finire con le agenzie di pratiche automobilistiche.
Anche le modalità di pagamento online, persino quelle collegate alla domiciliazione bancaria, consentono infatti di ricevere un documento da esibire in caso di verifiche. L’automobilista non è però tenuto a conservare tale ricevuta all’interno dell’auto, né ad esibirla ai controlli delle forze dell’ordine o a esporla.

Per il bollo auto la prescrizione è ridotta

Nel panorama fiscale italiano quello del bollo auto costituisce un’eccezione in quanto a tempi di prescrizione, perché questi scattano dopo soli 3 anni invece dei canonici 5 che riguardano gli altri tributi o documenti quali bollette, utenze, multe, dichiarazione dei redditi.

Se però a seguito di controlli non si è in grado di dimostrare l’avvenuto pagamento, il rischio è di incorrere in pesanti sanzioni o in procedure di riscossione del credito che includono anche il fermo amministrativo del veicolo con conseguente impossibilità di circolare, fino a giungere nei casi più estremi a radiazione o pignoramento.