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La freccia alata Skoda sale sul SUV compatto Karoq

Il trend che sta attraversando anche in Italia il marchio Skoda, in continua crescita anche grazie ad un family feeling che riunisce tutti i veicoli della gamma in un unico abbraccio fatto di rinnovata cura per il design ed i dettagli, ha dovuto quasi per obbligo trasformarsi in un ampliamento ancora più trasversale dell’offerta complessiva.

Protagonista, nemmeno a dirlo, è il progetto di un SUV nuovo di zecca, investito della pesante responsabilità di spingere ancor di più l’offensiva sul mercato puntando su un segmento, quello dei crossover/SUV compatti, che da solo raccoglie un quarto delle immatricolazioni in tutta Europa.
Skoda Karoq si fa forte di numerose soluzioni ad effetto e trovate furbe, pensate per accattivarsi un pubblico molto ampio ed attirandolo tramite novità sia stilistiche che di comfort interno.

Possiamo dire subito che su Karoq, che mostra parecchia affinità con la sorella maggiore Kodiaq, è evidente un’identità molto più riconoscibile nel posteriore e nelle linee molto slanciate; il frontale è inconfondibile, ha la firma Skoda, ma presenta delle soluzioni tridimensionali ad effetto e su richiesta una fanaleria full LED.

L’abitacolo è una splendida sorpresa: ampio, comodo, confortevole, ospita senza ristrettezze 5 persone ed in più, nella versione con sistema VarioFlex, la Skoda Karoq può trasformarsi agevolmente grazie ai sedili modulabili in un capiente Van con un volume di carico di ben 1810 litri.
Numerose dotazioni presenti a bordo non si erano mai viste su una Skoda: derivano ovviamente dalla famiglia Volkswagen, e coinvolgono l’infotainment con la connessione LTE su uno schermo ampio fino a 9,2″, ma anche l’assistenza alla guida e la sicurezza di bordo.
Strumentazioni come la frenata di emergenza City, il Front Assistant, il Cruise Control adattivo rendono la dotazione di Karoq prestigiosissima e la mettono in competizione anche con modelli di categoria superiore!

Molto della sua meccanica deriva proprio da Volkswagen, a partire dal pianale modulare ma includendo anche la gamma di propulsori, sia benzina che diesel per un totale di 5 proposte con la possibilità di scegliere anche il cambio automatico DSG a 7 rapporti, ma c’è addirittura una proposta 4×4, a testimoniare un istinto off-road che serviva per pensionare definitivamente la Yeti.

Per il nome, come per la Kodiaq, sono state fuse due parole prese da una lingua parlata su un arcipelago che fronteggia l’Alaska: auto e freccia, esattamente come la freccia alata che campeggia sul logo Skoda.