Telecamere lettura targhe stradali per la sicurezza urbana

Nell’ambito della sicurezza urbana, e a causa della presenza di un parco veicoli circolanti spropositato nel nostro paese, tutti i comuni hanno dovuto integrare tra i loro servizi anche degli appositi dispositivi che consentano l’immediato riconoscimento di un veicolo per risalire al proprietario, all’intestatario ed a tutti gli altri dati che la targa identifica in maniera univoca. Ci sentiamo tutti sotto osservazione, è vero, ma la presenza delle telecamere per la lettura delle targhe è essenziale per garantire la sicurezza di tutti.

sicurezza urbana telecamere

C’è interesse sull’argomento da parte dei cittadini che si chiedono in che maniera sia tutelata la loro privacy dalla presenza sempre più diffusa di queste telecamere che suscita legittime preoccupazioni. È importante comprendere come vengano gestiti e protetti i dati che questi dispositivi raccolgono, ma anche quali misure vengono adottate per garantire il rispetto della privacy individuale, con l’adozione da parte delle autorità competenti delle più rigorose politiche di conservazione ed utilizzo dei dati al fine di evitare abusi o violazioni.

C’è però anche una buona dose di curiosità sul tema perché in molti si chiedono anche come facciano questi dispositivi a riconoscere una targa e ad essere così accurati. La tecnologia che sta alla base del loro funzionamento è affascinante e complessa, in special modo se si considerano le diverse condizioni ambientali o luminose nelle quali devono operare. È quindi comprensibile tale curiosità perché la capacità di identificare in maniera corretta le targhe è fondamentale per l’efficacia di questi sistemi di sorveglianza urbana.

Come funziona una telecamera lettura targhe?

Il funzionamento di una telecamera per la lettura targhe si basa su delle avanzatissime tecnologie di OCR (Optical Character Recognition) grazie alle quali esse riescono a leggere con estrema precisione tutto ciò che viene riconosciuto come numero o come lettera; a quel punto il sofisticato algoritmo incrocia i dati presenti nei database e fornisce un responso univoco. Va precisato che esistono due diverse tipologie, anzi per essere più chiari due diversi sistemi di lettura:

  • Il Sistema LPR (License Plate Recognition) riprende l’immagine che ha riconosciouto come targa e la trasferisce a un dispositivo esterno; è su quest’ultimo che un apposito software compie loa conversione definitiva in testo, ossia nei caratteri alfanumerici che compongono una targa.
  • Il Sistema ANPR (Automatic Number Plate Recognition), ben più avanzato, non necessita di un device esterno in quanto nella telecamera stessa è installato il software necessario per la corretta elaborazione dei dati.

Ambiti di applicazione

I contesti nei quali trovano applicazione le telecamere per la lettura delle targhe sono estremamente differenti, e non si limitano al controllo del traffico come nel caso delle ZTL ma si estendono alla sicurezza dei parcheggi, al monitoraggio di altre aree ad accesso limitato e naturalmente all’applicazione delle leggi del Codice Stradale. Sono telecamere in grado di lavorare anche in condizioni di scarsa visibilità, e la tecnologia OCR di cui sono dotate ha a tutti gli effetti rivoluzionato questo processo rendendolo estremamente preciso ed accurato pur in presenza di alcune limitazioni, per esempio nel caso di caratteri non standard o danneggiati, ed è questa la motivazione per cui una targa deve essere sempre perfettamente leggibile pena una sanzione anche molto salata.
Oltre a questi impieghi tradizionali, le telecamere per la lettura delle targhe hanno trovato ulteriori applicazioni innovative per esempio per i pagamenti automatici dei pedaggi e persino per la gestione automatizzata dei parcheggi, applicazioni che hanno garantito il miglioramento dell’efficienza dei servizi urbani semplificando la vita quotidiana dei cittadini.

Miglioramento della sicurezza urbana

Queste telecamere che applicano degli avanzati algoritmi di image processing sono degli strumenti altamente professionali, dispositivi di videosorveglianza estremamente utili anche quando integrati in altri sistemi di sicurezza. I vantaggi per la sicurezza urbana e per la circolazione dei veicoli sono molteplici, possiamo elencarne alcuni.
Permettono di identificare con la massima rapidità i veicoli rubati, così da far intervenire subito le forze dell’ordine.
Sono un deterrente per i reati, dal momento che l’installazione in un’area ad elevato tasso di criminalità consente di identificare i veicoli sospetti e monitorarne gli spostamenti.
Sono infine estremamente utili per il controllo del traffico al fine di monitorarne il flusso in caso di congestione in una determinata area, stabilendo anche una più corretta gestione degli intervalli dei semafori.

I nuovi incentivi auto 2022 e gli Ecobonus

Contributi 2022 per auto ibride e elettriche

ecoincentivi auto 2022

Il recente Decreto Caro Energia emanato dal Governo Draghi ha varato un piano strutturale per sostenere e favorire la riconversione delle aziende del settore automotive all’elettrico, fornendo anche ai cittadini nuovi impulsi per l’acquisto di auto a basso impatto ambientale o preferibilmente nullo.

Questo nuovo Ecobonus auto giunge dopo una lunga attesa, e sembra finalmente essere una manovra che guardi più in là di qualche mese, come sono invece apparse le misure estemporanee adottate negli ultimi 2 anni per venire in soccorso di un comparto fortemente penalizzato dalla pandemia.

Per i cittadini sembra infatti che si sia preso in considerazione un piano basato su una vera logica di settore più articolata e che vada a tutelare anche le aziende e di conseguenza l’occupazione, stimolando allo stesso tempo l’ormai sempre più urgente e inevitabile transizione energetica verso una mobilità più sostenibile.
Il Decreto è sì volto a contrastare il caro-bollette del quale tutti stiamo pagando le conseguenze, ma è orientato a premiare sia chi compra le vetture “verdi” sia chi contribuisce alla loro produzione e vendita. Il valore complessivo del provvedimento è di 8 miliardi di euro da destinarsi ad un contenimento degli insostenibili rincari di luce e gas ma anche orientati verso una formula pluriennale di sostegno per l’intero comparto automobilistico. Del resto, un parco circolante rimodernato avrebbe un impatto nettamente positivo sul saldo energetico ed economico, considerando che il settore in questione rappresenta circa il 16% del PIL italiano: numeri che non possono essere tralasciati né per il rilancio né per l’impatto ecologico, e che impongono attenzioni ben diverse rispetto a quelle dedicate sino ad ora al tema.

I nuovi incentivi auto 2022

Questo nuovo modello di ecoincentivi 2022 per l’acquisto di auto getta dunque le basi per un intervento meglio strutturato che convinca tutti gli operatori della filiera automobilistica ad orientarsi verso la transizione energetica, coinvolgendo i produttori diretti ma anche l’indotto e di conseguenza gli acquirenti: proprio quest’ultima categoria di attori infatti ha subito i maggiori disagi dai precedenti provvedimenti, in quanto si sono dipanati secondo uno schema “stop&go” poco favorevole e poco chiaro connesso con l’esaurimento quasi immediato dei fondi a ciascun passaggio, il che ha disorientato il mercato rallentandone anche le scelte.

Questo nuovo metodo si propone come più inclusivo e molto più armonico, non a singhiozzo. Quale diretta conseguenza di tale piano si prevede dunque un mirato sostegno alle vendite attraverso un apposito Decreto che stabilirà gli incentivi per l’acquisto di nuove autovetture per il 2022 e per i due anni successivi, facendo riferimento non solo a quelle catalogate a zero emissioni come le elettriche al 100% ma anche per le ibride. Si attende dunque con ansia la diffusione dei parametri di accesso e del totale di quanto sarà stanziato per ciascun anno di questo progetto a lungo termine.

L’impatto del Covid sul mercato del noleggio autobus: l’incremento della domanda

La pandemia da Covid-19 ha cambiato in modo significativo la nostra quotidianità.
Si è trattato di un virus improvviso, che ha segnato la fine di tante abitudini apparentemente “naturali”, e delle quali ora, senza dubbio, dobbiamo fare a meno.
I problemi causati dal diffondersi del coronavirus hanno portato a numerose criticità e disagi in ogni settore, tra cui quello dei trasporti.
Non sempre, infatti, è possibile garantire il distanziamento sociale e gli altri opportuni metodi di contenimento del contagio, soprattutto perché l’indispensabile incremento di numero dei mezzi di trasporto, per risolvere il problema della capienza, risulta difficile da attuare.

Il dibattito sulla sicurezza dei trasporti pubblici

Il dibattito sulla sicurezza nei trasporti è diventato già da tempo argomento centrale, considerati gli spostamenti dei lavoratori e degli studenti che ogni giorno affollano i mezzi pubblici, rendendo più facile la trasmissione del virus.
Le particelle prodotte con saliva e starnuti da una persona infetta, si sa, soprattutto se si è in un ambiente al chiuso o ad una distanza inferiore a 1,8 metri, sono molto pericolose.
È dimostrato che la sola mascherina non è sufficiente per proteggersi e fermare il Sars-cov-2, soprattutto se non si rispetta il distanziamento sociale. A maggior ragione se in presenza di sintomi come la tosse o il raffreddore.
A causa di tutto ciò, quindi, si rischia di arrecare pesanti disservizi ai pendolari che, se nel periodo del lockdown e post lockdown avevano vissuto un attenuarsi del disagio a causa dei livelli di domanda molto contenuti, ora sono i primi a subire l’inadeguatezza dell’offerta rispetto alla domanda.

L’ascesa del trasporto privato

Proprio a causa dell’evidente difficoltà, molte aziende hanno deciso di stipulare dei contratti con alcune società private di trasporto, che mettono a disposizione dell’utenza anche dei siti dedicati dover poter visionare i prezzi del noleggio pullman. Sono stati così organizzati veri e propri servizi con navette riservate ai dipendenti che hanno costituito una validissima alternativa ai mezzi di trasporto pubblici.
Un’idea utile, se pensiamo a quanto sia realmente difficile ai giorni d’oggi cercare (e trovare) un modo sicuro per gestire nel miglior modo possibile il tragitto che si compie da casa al lavoro.

Anche Giuseppe Vinella, presidente di Anav, ossia l’Associazione nazionale autotrasporto viaggiatori, è intervenuto sul tema, dichiarando che il trasporto con autobus in questa fase può rappresentare una soluzione decisiva, sia nella modalità dei servizi di linea che è ad offerta indifferenziata al pubblico, sia in caso di noleggio pullman o navetta destinati ad un’indicata tipologia di pubblico: in questo caso i dipendenti possono beneficiare di un servizio offerto o messo a disposizione dalla propria azienda.

Il dott. Vinella, inoltre, ha fatto poi un importante riflessione circa il fatto che queste peculiari possibilità di tragitto casa/lavoro e viceversa sono state attivate principalmente nelle grandi aziende manifatturiere e di servizi già durante gli anni ’80. Hanno subito poi una trasformazione nella richiesta a causa delle possibilità economica di ciascuna azienda che, per contenere i costi, ha poi rinunciato a tale comodità.

Ora si auspica che questa soluzione sia riorganizzata dai più nel migliore dei modi per assicurare il più possibile tranquillità.
L’obiettivo è, prima di tutto, garantire un rientro a lavoro che sia certamente sereno ma soprattutto sicuro, nel rispetto della regola principale necessaria ad evitare il contagio da covid: il distanziamento sociale.
L’obiettivo del distanziamento sociale, in generale, è prima di tutto quello di evitare le grandi ondate epidemiche. Anche nelle imprese, infatti, se dovesse esserci un contagio, le difficoltà dovute a una probabile chiusura o sanificazione aumenterebbero di molto.

Il noleggio autobus come soluzione alternativa

Le aziende, dunque, si sono mosse ed hanno iniziato a pensare a soluzioni nuove, studiate ad hoc per garantire il massimo ai lavoratori. Gli spostamenti casa/ufficio o casa/azienda non saranno più un enorme problema e, così facendo, il noleggio pullman con conducente non solo spezza una lancia a favore delle aziende, ma anche dei lavoratori.

Prima, molti di questi autobus erano utilizzati esclusivamente per il settore del turismo, o in occasione di eventi speciali da celebrare come i matrimoni, permettendo di raggiungere con comodità il luogo del festeggiamento. Ora che il settore del turismo si colloca in un momento di transizione senza essere rientrato tuttora a regime, la domanda da parte delle aziende diventa decisiva per i fatturati delle compagnie che erogano questi servizi di trasporto.

Per garantire il distanziamento su ogni mezzo possono salire circa 25/30 persone e, contando che la capacità complessiva è di circa 55/60 persone, questa soluzione è l’ideale.

Ovviamente anche in questo caso le raccomandazioni sono le stesse: non usare il trasporto pubblico o privato se si hanno sintomi di infezioni respiratorie ed evitare di avvicinarsi al conducente oppure gli uni con gli altri.

Vespa non passa mai di moda

Con la sua elegante e versatile sintesi di accessibilità e di stile, Vespa ha caratterizzato gran parte dello scorso secolo sin dal Dopoguerra, ed ha proseguito nel terzo millennio raggiungendo persino l’attuale epoca dell’elettrificazione in corso.

In pratica si può dire che sin dal suo lancio Piaggio ha creato un modello di Vespa per ciascuna decade ed ha messo le ruote a chiunque senza distinzione tra i ceti sociali. Proprio la sua trasversalità è stata uno dei principali veicoli della sua diffusione e la chiave del successo, in quanto con questo scooter entrato nell’immaginario collettivo come simboli di libertà e spensieratezza Piaggio ha saputo firmare una autentica rivoluzione dal basso che non ha mai tenuto conto di concetti quali destra o sinistra o fatto distinzioni di età; Vespa ha fatto muovere i teenager così come gli yuppies, gli studenti e gli uomini d’affari, i leader dei movimenti studenteschi e gli esponenti dell’estrema destra.

In una storia lunga ben 75 anni (il brevetto ed il primo modello risalgono al 1946) si è costruita una iconografia veicolata anche da star del cinema, da campagne pubblicitarie divenute memorabili e persino dai calendari delle pin-up, e molto spesso il suo fascino atemporale è entrato in contatto con le più note firme dell’alta moda con collaborazioni celebrative. Basti pensare alla Vespa 946 ed alla sua estetica firmata Giorgio Armani, diventata presto oggetto da collezione, ma anche alle più recenti collaborazioni con Dior o con Gucci, per citarne solo alcune.
Il connubio con marchi prestigiosi e lussuosi di un settore all’apparenza così distante non ha fatto altro che valorizzare il concept Vespa rendendolo ancora più convincente quale emblema del Made in Italy.

Prescrizione del bollo auto, tempi e modalità di ricorso

Qualsiasi automobilista conosce bene il bollo auto, una imposta dovuta con cadenza annuale e da pagare con puntualità per non incorrere in sanzioni e interessi.
Alla base di questa scadenza, e di un eventuale ricorso da presentare per il mancato pagamento contestato, ci sono tre informazioni di base da conoscere:

1)      L’imposta di possesso va versata entro la fine del mese successivo a quello della scadenza: giusto per fare un esempio, se il tuo bollo auto scade nel mese di aprile, hai tempo fino al 31 maggio per pagarlo ed essere in regola.

2)      I tempi di prescrizione, ossia il lasso di tempo che Regioni ed Agenzia delle Entrate hanno a disposizione per riscuotere la somma dovuta, sono ridotti a differenza di altre cartelle esattoriali o imposte a soli 3 anni, e questa informazione è preziosa anche per sapere per quanto tempo va conservata la ricevuta di pagamento del bollo auto.

3)      L’ultima informazione utile riguarda l’eventuale ricorso nel caso si riceva una contestazione di mancato pagamento. Il termine della prescrizione infatti va conteggiato a partire dal 1 gennaio dell’anno successivo alla scadenza, e non dal giorno ultimo utile per pagare l’imposta. Capiamoci meglio: se il tuo bollo auto scade ad aprile del 2021, la prescrizione ed i suoi termini inizieranno a partire dal 1 gennaio 2022 e gli enti preposti avranno tempo fino al 31 dicembre 2024 per esigere quanto dovuto in caso di controlli.

I tempi e la scadenza della prescrizione bollo auto

È fondamentale conoscere questi tempi di prescrizione del bollo auto ma anche le modalità per presentare un eventuale ricorso, che non sono automatiche come ci si potrebbe attendere. Se l’Agenzia delle Entrate ti invia la raccomandata con la quale reclama il pagamento, e ti rendi conto che questa richiesta di messa in regola ti arriva oltre il triennio consentito, non puoi purtroppo ignorarla perché l’annullamento per prescrizione non è automatico ma richiede che tu presenti un regolare ricorso.
Possono infatti capitare sviste o errori, nessuno ne è esente, e potresti vederti recapitare una cartella di pagamento nonostante tu sia in regola, oppure potrebbero essere stati commessi degli errori nel conteggio delle tempistiche.

Quali sanzioni ci sono per il mancato pagamento del bollo auto?

Il problema vero è che le sanzioni tendono a crescere con il trascorrere del tempo dalla data di scadenza, per cui se sai di essere in regola devi assolutamente presentare quanto prima il tuo ricorso.
Parliamo di queste cifre:

0,1% del bollo auto per ciascun giorno di ritardo se il proprietario del veicolo paga nei primi 14 giorni;

1,5% del bollo auto, più interessi di mora pari allo 0,2% per ogni giorno di ritardo, se si paga dal 15esimo al 30esimo giorno;

1,67% del bollo auto, più interessi di mora pari allo 0,2% per ogni giorno di ritardo, se lo si paga dal 31esimo al 90esimo;

3,75% dell’importo più interessi di mora pari allo 0,2% per ogni giorno di ritardo, se il pagamento avviene tra il 91esimo giorno e 1 anno;

– addirittura il 30% dell’imposta, a cui aggiungere gli interessi dello 0,5% per ogni 6 mesi di ritardo, se il pagamento avviene dopo 1 anno, perché in questo caso non viene più preso in considerazione il ravvedimento operoso.

Prescrizione bollo auto, come fare ricorso

Se sono scaduti i 3 anni di tempo per la sua riscossione puoi considerare prescritto il bollo auto, ma se ricevi la cartella di pagamento sei comunque obbligato a presentare il tuo ricorso. Vediamo insieme le sue modalità.
In primo luogo devi rivolgerti alla Commissione Tributaria Provinciale, ed hai 60 giorni di tempo per farlo dopo l’avvenuta notifica. Anche se la procedura deve essere effettuata in maniera scrupolosa e senza commettere leggerezze o distrazioni, l’aspetto positivo è che puoi compierla in totale autonomia e sensa l’assistenza di un avvocato, di un commercialista o di un tributarista.

L’esito del tuo ricorso è infatti strettamente legato alla correttezza formale della procedura, perché tale ricorso va preceduto dalla richiesta di mediazione tributaria, trasmettendo l’atto all’ente che ti ha contestato il mancato pagamento: il rischio è altrimenti quello di vedersi rigettare il ricorso, mentre con questa richiesta di mediazione ci sono 90 giorni per rimediare all’errore da parte dell’ente.

Il ricorso in autotutela per la prescrizione bollo auto

Invece di avviare questa procedura giudiziaria che in effetti è un po’ macchinosa, l’automobilista ha una strada più agevole da percorrere, quella del ricorso in autotutela per prescrizione del bollo auto.
Si tratta di un iter semplificato perché è una richiesta di annullamento della cartella, motivata dai termini decaduti, da inviare all’Agenzia delle Entrate oppure alla Regione, e la si può trasmettere tramite posta raccomandata con ricevuta di ritorno oppure tramite PEC.
Da quel momento si devono attendere 30 giorni per l’esito, ma ecco perché è importante effettuarlo subito, proprio per non dover procedere con la modalità descritta in precedenza.

Scooter per disabili, cosa c’è da sapere

La mobilità e l’autonomia negli spostamenti, per chi soffra di difficoltà nella deambulazione, sono tutt’uno con la qualità della vita e ne sono parte integrante. Riconquistare indipendenza significa ritrovare la libertà di andare ovunque si desideri, dimostrando così di possedere un’indole caparbia ed imprimendo la svolta al proprio stile di vita.

Se siete afflitti da problemi di questo tipo, magari per gli acciacchi dovuti all’avanzare dell’età oppure a causa di una disabilità permanente che limita il vostro raggio d’azione, non provate minimamente a lasciarvi vincere dallo sconforto. Esistono strumenti di libertà come gli scooter per disabili, veri e propri veicoli configurati per gli spostamenti urbani, che sarebbe da sciocchi considerare dei giocattoli o dei beni di lusso rivolti solo ai più benestanti.
Il loro ruolo infatti è cruciale nel ritrovare un benessere psicofisico che nessun altro strumento può garantire in quanto sono ausili per la mobilità semplici da usare e che non hanno bisogno di patente o di casco e che sono esenti da bollo, perché sono equiparati a una normale bicicletta.

Le ridotte capacità motorie vengono così aggirate con dei mezzi che garantiscono piena libertà di movimento e in massima sicurezza, perché si tratta di veicoli leggeri e maneggevoli ma dalle potenzialità infinite. In questo nostro articolo di qualche tempo fa abbiamo già proposto una miniguida per orientarsi nella scelta del modello più idoneo: conviene di certo dargli uno sguardo!

Agevolazioni sugli scooter per disabili

Abbiamo accennato nel precedente paragrafo al concetto di lusso che questi dispositivi potrebbero suggerire, tuttavia non c’è nulla di più sbagliato. Per quanto infatti i prezzi degli scooter per disabili possano essere anche abbastanza elevati e superare, nel caso dei modelli più avanzati, anche i 2.000 €, c’è una serie di benefici ed incentivi economici ed agevolazioni fiscali che si accompagna al loro acquisto. È sufficiente essere in possesso del riconoscimento dell’handicap ed invalidità per accedere agli sgravi stabiliti dalla legge 104, a partire dall’IVA agevolata al 4% anziché al 22%.

Inoltre, la spesa sostenuta può essere portata in detrazione IRPEF quando si effettua la dichiarazione dei redditi, per un importo pari al 19% della cifra.
Come si può intuire, quindi, questi scooter per disabili migliorano la qualità della vita e ne permettono uno stile diverso e più dinamico, rendendo indipendente chiunque abbia una ridotta capacità motoria, ed il tutto a cifre pienamente accessibili soprattutto in considerazione della possibilità di dilazionare il pagamento, offerta ormai da tutti i produttori e rivenditori.

Il passaggio da Nedc a Wltp: cosa cambia nel 2021?

Il 2021 è un anno chiave per la stretta che è stata imposta da un po’ di tempo alle emissioni auto, e fino ad ora limitata al “vecchio” ciclo Nedc. A partire da gennaio viene infatti applicato a tutte le auto il più severo ciclo Wltp, che non è stringente solo nelle determinazioni dei livelli di emissioni accettabili, ma anche nelle modalità di rilevazione delle stesse, e sarà applicato a tutte le auto.

Vediamo insieme che cosa cambia e quale impatto il nuovo ciclo avrà sugli automobilisti.

protocollo WLTP 2021

Cosa sono i protocolli Nedc e Wltp?

Entrambi costituiscono processi utilizzati in fase di omologazione di un nuovo veicolo, ma differiscono tra di loro per procedure di verifica e metodologia.

In maniera più o meno graduale il Wltp a partire dal 2018 ha messo da parte il vecchio Nedc, ed il tema è senza alcun dubbio centrale non solo per i produttori ma anche per gli automobilisti. Non si tratta di semplici sigle senza importanza, perché sono utilizzati questi protocolli anche per calcoli fiscali relativi alla vettura e sono parte integrante delle modalità di accesso agli incentivi auto.

Il vecchio ciclo Nedc

il vecchio ciclo Nedc prossimo alla totale dismissione (New European Drivery Cycle) era datato 1997, e prevedeva un ciclo di omologazione basato su parametri e condizioni non troppo realistici, e che poco di avvicinavano alla effettiva modalità di uso quotidiano di un’automobile dal momento che si basava su simulazioni e su test molto poco impegnativi che non spingevano al limite motore e prestazioni ed anche su alcuni “trucchi” in grado di aggirare l’interpretazione dei dati, quali ad esempio l’uso di un olio più fluido o un gonfiaggio a maggiore pressione delle gomme.

Il nuovo Ciclo Wltp

Con il nuovo ciclo Wltp tutti i parametri, oltre ad essere abbassati, sono molto più vicini alla realtà ed alle effettive prestazioni di un’auto su strada.
Attraverso la normativa Worldwide Harmonized Light Duty Vehicles test Procedure, sintetizzata per l’appunto nell’acronimo Wltp, l’auto testata oltre a dover rispettare la normativa Euro 6 deve percorrere molti più chilometri e con velocità medie e di punta più elevate, il tutto a climatizzatore spento.
La maggiore complessità e rigorosità di questi testi deriva dal fatto che vengono analizzati anche accessori opzionali che aumentano resistenza all’aria e peso della vettura quali pneumatici ed altro.

La principale e fondamentale differenza sta però nel fatto che questo protocollo include anche dei test Rde (Real Emission Drive) ossia delle prove che vengono effettuate su strada e in condizioni di guida reali, tenendo conto di fattori quali altitudine, temperatura, carico del veicolo e tipo di percorso.
Sono numerose variabili che, una volta incrociate tra di loro, offrono responsi molto più accurati e soprattutto vicini alla realtà.

Che scopo ha il Wltp?

Il principale scopo dell’introduzione del Wltp è misurare le emissioni inquinanti dei veicoli, i consumi effettivi ed i valori di CO2, e nel caso dei veicoli elettrici anche la loro autonomia.

Le condizioni di prova sono quindi più omogenee per quanto riguarda i laboratori, dove i trucchi non sono più ammessi, ma soprattutto all’esterno prendono in esame degli elementi che prima non erano considerati.
Applicato a tutte le auto nuove messe in commercio a partire da gennaio 2021, questo protocollo costituirà un banco di prova e di sfida per un settore molto provato dall’emergenza sanitaria come quello automotive e che vede le aziende concorrenti lottare a colpi di Bonus ecologici e facilità di accesso agli incentivi statali ottenibili soltanto attraverso la corrispondenza la protocollo Wltp.

Incentivi Auto 2021, una guida completa

Anche per il 2021 la Legge di Bilancio ha confermato gli incentivi per l’acquisto di auto nuove. Un mercato fortemente intaccato dalla pandemia da coronavirus, e che ha subito una consistente contrazione, riceve così un nuovo impulso e nuovi fondi per stimolare l’acquisto di veicoli.

In questo nostro articolo ti daremo una panoramica sugli Ecobonus auto 2021, con tutte le informazioni utili per accedere, gli importi e le modalità di erogazione.

Il via libera ha soddisfatto non solo gli automobilisti che attendevano lo sblocco di nuovi fondi, ma anche la filiera dell’auto così duramente colpita e che ha ottenuto una ridefinizione della logica del bonus.
Il nuovo testo della legge è funzionale allo svecchiamento del parco auto circolante ma va finalmente ad includere anche alcune categorie di veicoli fino ad ora non prese in considerazione. L’obiettivo dichiarato è, accanto alla rimessa in moto di un comparto cruciale dell’industria e dell’economia, anche l’abbassamento delle emissioni.

Di conseguenza la logica di questo bonus va a ricomprendere anche i veicoli a benzina e diesel, che siano anche mild o full hybrid, purché i livelli di emissioni di CO2 siano inferiori a 135 g/km, ed in quest’ultimo caso la condizione è però quella di rottamare una vecchia auto.

Quanti fondi ci sono per gli Ecobonus 2021?

Complessivamente saranno 490 milioni a disposizione degli italiani per questo rinnovo dell’Ecobonus 2021 sulle automobili, ripartiti in 250 milioni destinati al sostegno per l’acquisto di auto con motori diesel o benzina (anche termici al 100%, oppure mild e full hybrid) mentre per l’acquisto di auto elettriche sono stati stanziati 120 milioni di euro che si aggiungono agli altrettanti previsti come fondi per le ibride ricaricabili esclusivamente a batteria.

Chi può beneficiare dell’Ecobonus 2021?

Il requisito basilare è acquistare un veicolo che sia olologato come M1, ossia come autovettura, naturalmente nuovo di fabbrica.
Faranno fede, per la determinazione e la distribuzione delle 3 fasce, i dati relativi al protocollo WLTP (in questo articolo abbiamo spiegato di cosa si tratta).

Quali sono le fasce degli Ecobonus 2021?

I veicoli da acquistare beneficiando degli Ecobonus 2021 sono stati suddivisi in 3 fasce. Le prime due sono rimaste sostanzialmente invariate, e le riepiloghiamo qui:

  • veicoli con emissioni tra 0-20 g/km hanno accesso a 10.000 € complessivi, composti da 8.000 € di incentivo statale + 2.000 € di contributo fornito dai concessionari in caso di rottamazione, mentre senza questa procedura il bonus ammonta a 6.000 €;
  • veicoli con emissioni comprese tra 21 e 60 g/km, che beneficiano in tutto di 6.500 € di bonus con rottamazione oppure di 3.500 € se non si ha un veicolo da rottamare.

È la terza fascia a rappresentare la grande ed apprezzata novità, perché include negli incentivi quei veicoli che hanno emissioni tra 61 e 135 g/km, un consistente ampliamento che coinvolgerà molti più modelli di vetture anche se sono stati stabiliti dei requisiti molto precisi per ottenere questo bonus, pari in totale a 3.500 €.

Ecobonus 2021 per auto a benzina o diesel

È tassativo, per questa terza fascia, rottamare una vecchia auto che sia stata immatricolata prima del 1° gennaio 2021, e sono ricompresi solo i veicoli con un costo di listino massimo di 40mila euro+iva.

Inoltre, mentre per le prime due fasce la scadenza è stata fissata al 31 dicembre 2021, per questa terza fascia di auto tra 61 e 135 g/km di emissioni la scadenza è stata anticipata al 30 giugno 2021, il tutto ovviamente salvo esaurimento dei fondi disponibili.

Questa rimodulazione del sostegno spingerà di certo il mercato delle auto a basso impatto ambientale, allargando il bacino di utenza che potrà accedere agli inventivi statali.

Bollo auto: per quanto tempo conservare la ricevuta del pagamento?

A meno che un automobilista e la sua auto non rientrino in specifiche categorie di esenzione, è obbligatorio ogni anno il pagamento del bollo auto, con importi stabiliti in base a specifiche tabelle che non dipendono in nessun modo né da quanti chilometri si percorrono né dall’eventuale mancato uso del veicolo.

È sufficiente il possesso dell’automobile per dover pagare questa imposta, che deve essere corrisposta alla regione di appartenenza in base alla destinazione d’uso del veicolo ed ai suoi dati tecnici quali peso, portata e potenza.
Per il mancato pagamento ci sono delle specifiche sanzioni e degli interessi di mora che crescono in base al ritardo accumulato, e l’onere della prova dell’avvenuto pagamento spetta solo ed esclusivamente al proprietario dell’auto. Ci vogliono dei documenti scritti che siano incontestabili, ovvero la ricevuta dell’avvenuto pagamento del bollo auto.

L’automobilista che abbia regolarmente versato il tributo dovuto è tenuto a dimostrarlo in caso di controlli o di errate segnalazioni da parte degli enti preposti, per cui deve conservare la sua ricevuta in qualsiasi modo l’abbia ottenuta.

Tempi di conservazione ricevuta bollo auto

Regione ed Agenzia delle Entrate possono sempre compiere degli errori, e di conseguenza l’abitudine di conservare con cura tutte le ricevute dei pagamenti effettuati si rivela preziosa ed in alcuni casi può mettere al riparo da fastidiosi grattacapi.
A tutela dell’automobilista c’è un limite temporale oltre il quale Regione ed Agenzia delle Entrate non possono spingersi nei confronti dei pagamenti pregressi, e tale limite è fissato in 3 anni ma con un termine che decorre a partire dal 1 gennaio dell’anno successivo a quello della scadenza del bollo dovuto.
Per questo lasso di tempo l’automobilista è tenuto a conservare la ricevuta o l’attestazione di avvenuto pagamento, in qualsiasi modo lo abbia effettuato.

Come si paga il bollo auto

Le strade in questo senso sono molteplici, dalle tabaccherie abilitate agli sportelli o bancomat degli istituti di credito fino a quelli di Poste Italiane o altri canali relativi ai pagamenti pagoPA indirizzati alle pubbliche amministrazioni per finire con le agenzie di pratiche automobilistiche.
Anche le modalità di pagamento online, persino quelle collegate alla domiciliazione bancaria, consentono infatti di ricevere un documento da esibire in caso di verifiche. L’automobilista non è però tenuto a conservare tale ricevuta all’interno dell’auto, né ad esibirla ai controlli delle forze dell’ordine o a esporla.

Per il bollo auto la prescrizione è ridotta

Nel panorama fiscale italiano quello del bollo auto costituisce un’eccezione in quanto a tempi di prescrizione, perché questi scattano dopo soli 3 anni invece dei canonici 5 che riguardano gli altri tributi o documenti quali bollette, utenze, multe, dichiarazione dei redditi.

Se però a seguito di controlli non si è in grado di dimostrare l’avvenuto pagamento, il rischio è di incorrere in pesanti sanzioni o in procedure di riscossione del credito che includono anche il fermo amministrativo del veicolo con conseguente impossibilità di circolare, fino a giungere nei casi più estremi a radiazione o pignoramento.

Come usare al meglio il climatizzatore auto

L’impianto di climatizzazione nelle auto di ultima generazione è molto di più di un semplice optional o di un lusso. È stata infatti riconosciuta da tutte le case automobilistiche la sua valenza come strumento di sicurezza, oltre che di comfort e benessere per tutti gli occupanti del veicolo.

Guidare in condizioni di temperature elevate può infatti compromettere l’attenzione di chi è alla guida generando sonnolenza, mentre un impianto di climatizzazione se correttamente sfruttato e al meglio della sua efficienza aiuta a mantenere elevata la soglia dell’attenzione perché riduce in maniera sensibile la sensazioni di affaticamento.

Guidare in condizioni meteo avverse, invece, come in caso di pioggia o di forte umidità esterna, favorisce la condensa sui vetri e sul parabrezza ed il loro conseguente appannamento. Questa riduzione della visibilità, molto pericolosa sia in orari diurni che notturni, viene evitata con le apposite impostazioni del climatizzatore.

In aggiunta, questo strumento contribuisce al comfort dei passeggeri perché mantiene l’aria dell’abitacolo salubre e libera da pollini o polveri provenienti dall’esterno, il tutto naturalmente a patto di procedere ad una periodica manutenzione degli appositi filtri.

Trucchi per la climatizzazione dell’auto

Per beneficiare al meglio di tutti i vantaggi di un impianto di climatizzazione auto ci sono alcune semplici accortezze che non tutti gli automobilisti conoscono, i quali spesso non sfruttano nella loro reale efficacia tutte le funzioni.
Vediamo insieme alcuni dei trucchi basilari per ottenere il meglio dal climatizzatore auto.

Alla partenza, specie se l’auto si trova sotto il sole, vanno aperti tutti i finestrini anche solo per un minuto per lasciare uscire velocemente l’aria calda dall’abitacolo. Il climatizzatore va attivato in modalità automatica su una temperatura di 20/23° con l’accorgimento di attivare almeno nella fase iniziale del viaggio il ricircolo, perché ciò accelera l’abbassamento della temperatura in quanto l’impianto è messo nelle condizioni di “rielaborare” aria già fredda e non quella esterna più calda.
Dopo aver percorso qualche chilometro sarà possibile disattivare il ricircolo, così da lasciar entrare aria nuova, a meno che non ci si trovi in aree a forte inquinamento.

È poi buona norma, per evitare dannosi sbalzi di temperatura all’uscita dal veicolo, iniziare ad alzare gradualmente quella dell’abitacolo poco prima di giungere a destinazione. In questo modo si minimizzerà l’impatto al momento della transizione, specialmente nei giorni più caldi.

Un altro trucchetto che in pochi conoscono e mettono in atto riguarda l’orientamento delle griglie dei bocchettoni di uscita dell’aria.
Molti fanno l’errore di tenere il flusso alla propria altezza o ancora peggio di indirizzarlo direttamente sulle persone o sul volto: nulla di più scorretto!
In questo viene in aiuto la fisica: l’aria fredda è più pesante dell’aria calda, per cui le griglie vanno puntate verso l’alto. Sarà il peso stesso differente dell’aria a generare il movimento di convezione utile a mantenere l’abitacolo fresco.

A questi accorgimenti aggiungiamo l’ultimo, forse il più importante di tutti: la manutenzione ed il regolare controllo dell’impianto di climatizzazione auto sono operazioni da compiere con cadenza periodica e senza deroghe, e sempre presso centri autorizzati. L’ideale sarebbe rivolgersi a quelli della rete ufficiale di assistenza di ciascun singolo marchio, perché sono gli unici a conoscere i giusti piani di manutenzione dell’auto e a possedere tecnologie e procedure più indicate per un perfetto intervento.

Questi semplici consigli sono validi per tutto l’anno, ma mantenere il sistema di climatizzazione auto in buone condizioni permette di sfruttarlo con ancora maggiori vantaggi durante i mesi estivi.